File al gelo in Centro Ma solo per il lusso
Eporti pure suo marito. Tenga c'è un buono sconto per lei». La commessa microfonata se ne sta sul marciapiede. Invita a gran voce i passanti a entrare nel negozio di biancheria intima. Sulla porta è stata piazzata una console con tanto di dj che spara musica a tutto volume. Anche lui è lì per attirare l'attenzione, per cercare di far entrare più clienti possibile. Solo uno dei tanti escamotage messi in campo dai negozianti per guadagnare qualcosa in più. In questo week end dell'Immacolata che segna il via ufficiale dello shopping natalizio. Per le vie del Centro c'è il solito pienone. Si fa fatica a camminare lungo via del Corso. In via dei Condotti neanche a parlarne. Eppure le temperature sono polari. Poco importa, però, a chi ha deciso di farsi un «gita» in Centro. Perché solo di gita si può parlare dal momento che di shopping reale se ne vede davvero poco. Qualche busta griffata, qua e là ma niente di più. Le file, quelle vere, (a parte Disney store, dove la coda è lunghissima a dimostrazione che gli italiani pensano soprattutto a regalare un sorriso ai propri bimbi) sono nel cuore del lusso. Il piumino base, quello semplice semplice senza colli di pelliccia o altri orpelli, costa 800 euro? Bene, lo voglio. E aspetto tra la folla e battendo i denti, per poterlo avere. E la borsa? Me la regalo per Natale ma la devo avere. Sono una fashion victims di tutto rispetto o no? Da Moncler a Gucci e Fendi. Da Chanel a Louis Vuitton ed Hermes, accessori e capi di abbigliamento cult vanno a ruba. Tanto che, spesso, non si riesce a trovarli. Già esauriti sino a data da definirsi. Ma sono solo poche boutique a non avere motivo di lamentarsi. Per il resto è un pianto. Come quello dei tantissimi bambini in carrozzina esausti, mezzi addormentati e per lo più assiderati. Tanto che vien da chiedersi: ma che senso ha costringere i piccoli a un tale tour de force al freddo? Vabbè che ci sono le luminarie, gli alberi, gli zampognari che suonano, i cori gospel (in piazza San Lorenzo in Lucina)e quelli tradizionali natalizi (che tristezza quella piazza San Silvestro buia, spoglia, gelida - ma qualcun prima o poi si accorgerà di quanto sia brutta?). Vabbè che il sabato si va in «gita», ma forse non costringerli a seguire mamma e papà nello shopping che molto poco li interessa, tra un fiume di gente, renderebbe tutti meno nervosi. E, bambini a parte, c'è proprio questo altro dato da segnalare: il nervosismo imperante. Tutti pronti a saltare, ad attaccare il malcapitato di turno alla giugulare. Tra spintoni e parolacce ci si guadagna un po' di spazio per guardare le vetrine o per farsi una foto davanti al mega-abete di via Condotti o vicino all'albero-Baguette di fronte a Palazzo Fendi in Largo Goldoni. Arrivare a piazza di Spagna, invece, è impresa impossibile. Un muro umano blocca qualsiasi chance di arrivare alla Scalinata di Trinità di Monti per fotografare il gigantesco Albero di luce installato per aiutare i bambini di Haiti. Chi poi ha avuto la malaugurata idea di spostarsi in automobile s'è ritrovato a procedere a passo d'uomo. Con i pedoni incuranti (della serie: «Lo spazio è mio e non ti faccio passare manco morto»). Dicono che il prossimo week end sia quello dello shopping vero. I commercianti incrociano le dita e sperano che le temperature siano più clementi. Ibambini si appellano al buon cuore dei propri genitori («Lo shopping, papà e mamma, fatevelo da soli, che noi restiamo volentieri al calduccio di casa a giocare»). Chi, nonostante la crisi, ai regali ha deciso di non rinunciare, invece, già trema al solo pensiero di doversi buttare in mezzo alla pazza (e nervosissima) folla. Ogni anno le stessa storia. Ci riduciamo, tutti, all'ultimo momento. Per poi arrivare a Natale psicologicamente distrutti.