Urne aperte il 3 e 4 febbraio Zingaretti lascia la Provincia
Notizieche soprendono in una giornata come quella di ieri, nella quale l'election day al 10 marzo si è fatto più concreto. E soprattutto dopo le parole dell'altroieri del ministro Anna Maria Cancellieri «La decisione del tribunale amministrativo di far votare per le Regionali nel Lazio il 3 e il 4 febbraio 2013 «pone dei problemi molto gravi, soprattutto economici», aveva detto. «L'ultima fase della raccolta di firme coinciderà con il periodo delle festività natalizie e del Capodanno. Questo vuol dire che il procedimento di esame e di ammissione delle liste si dovrà fare il 6 gennaio - aveva sostenuto il numero uno del Viminale - giorno dell'Epifania, quando gli uffici sono chiusi». Eppure la delega conferita dal ministro al prefetto Pecoraro per l'adozione del decreto di modifica della data delle indizioni per il 10 e l'11 febbraio 2010, per il 3 e il 4 febbraio, riporta la stessa data delle dichiarazioni, il 6 dicembre. Nonostante la richiesta del Pdl di andare ad election day il 10 marzo, il dado è tratto. Difficile revocare il decreto del prefetto. Lo sa bene Nicola Zingaretti che senza perdere un secondo ha rimesso il suo mandato a Palazzo Valentini. Le dimissioni saranno dunque effettive tra 20 giorni. Si parte così per una campagna elettorale ancora tutta da scoprire. Mentre il Pd, guarda caso proprio l'altroieri, ha strizzato l'occhio all'Udc, mandando su tutte le furie il fedele alleato Sel, è già praticamente pronto alla sfida, il centrodestra naviga ancora a vista. Complice, ovviamente, il complesso, e quanto mai confuso, quadro nazionale. Parte in quarta invece il leader de La Destra, Francesco Storace che domani aprirà ufficialmente la campagna elettorale. E c'è chi punta proprio su di lui per una candidatura di coalizione. Resta tuttavia un tassello ancora da coprire. Affatto secondario. Quello del numero dei consiglieri da eleggere alla Pisana: il decreto Polverini lo fissa a 50 ma i radicali avrebbero già pronto il ricorso per mantenerlo a 70. Una differenza abissale, considerata anche l'abolizione delle province di Roma, Rieti e Frosinone e dunque la diversa proporzione dei collegi regionali. A decidere, comunque, anche stavolta saranno i magistrati.