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Tagli di Capodanno Bondi affila la scure

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A rischio grandi ospedali e reparti Sforbiciati anche i posti letto privati

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Madall'incontro avuto ieri dal commissario alla sanità del Lazio, Enrico Bondi, con i direttori generali di Asl e ospedali è già possibile intravedere l'entità dei tagli. A rischio restano San Filippo Neri, Forlanini, Cto, Eastman, Oftalmico e Nuovo Regina Margherita. Il San Giovanni va verso il declassamento, mentre c'è uno spiraglio per lo Spallanzani, che potrebbe non venire più accorpato al San Camillo. L'Umberto I subirà invece una robusta riorganizzazione, con un massiccio intervento di accorpamento dei reparti, soprattutto delle chirurgie. I posti letto tagliati saranno un po' meno dei 1.963 previsti dal decreto Balduzzi e una parte di essi verrà reperita dai privati e dalle strutture religiose, che dovranno contribuire in modo importante. Tradotto: dopo il taglio del budget arriverà quello dei posti letto. Ma Bondi, prima di decidere dove e quanto sforbiciare, ne parlerà con i manager delle strutture private, accreditate e religiose. I contratti dei precari - sia sanitari che amministrativi - in scadenza il 31 dicembre non verranno infine rinnovati: a riscgio ci sono circa 5.000 lavoratori, più quelli delle strutture private e religiose che potrebbero dover operare tagli sul personale a seguito della decurtazione del budget e dei posti letto. «Il Piano di Bondi - spiega una nota pubblicata sul sito del governo - promuove la riorganizzazione della rete ospedaliera pubblica, al fine di migliorarne l'efficienza e l'efficacia, e favorisce il potenziamento della rete territoriale, con tre finalità: ottimizzare l'assistenza dei degenti; migliorare e riqualificare la riabilitazione domiciliare e territoriale; impiegare in modo più efficiente le risorse umane, tecnologiche e strutturali che saranno liberate dalla razionalizzazione». Tale piano - viene specificato - sarà frutto «del confronto serrato» con i direttori generali di Asl e ospedali. Fino ad oggi la cura Bondi ha prodotto un risultato apprezzabile, che viene considerato però solo un punto di partenza: la riduzione della spesa per l'acquisto di beni e servizi è stata di circa 200 milioni di euro. «Per raggiungere nell'arco del triennio 2013-2015 un sostanziale equilibrio finanziario il Piano individua una serie di priorità, dalla razionalizzazione della logistica e la tracciatura dell'uso dei beni attraverso la definizione degli indici di consumo, passando per l'organizzazione di un efficiente sistema di controllo di gestione e alla eliminazione degli acquisti al di fuori delle gare, fino a promuovere un costante confronto tra le aziende sanitarie e con le altre Regioni per aggiornare costantemente e adottare le migliori pratiche», continua il comunicato. Il Piano prevede quattro linee di azione: rafforzare la rete dell'emergenza; ridurre la frammentazione assistenziale, aggregando le alte specialità per rafforzare e valorizzare le eccellenze; ristrutturare la logistica della rete ospedaliera con l'intento di razionalizzarla. Il Piano prevede il potenziamento dell'offerta assistenziale nelle Province per decongestionare l'area romana e garantire una migliore equità di acceso all'assistenza sanitaria su tutto il territorio regionale e ridurre il numero delle unità operative complesse. La missione che il governo ha dato a Bondi è attuare una «riduzione selettiva dei posti letto destinati alle alte specialità, ridurre i giorni di degenza media attraverso una più rapida erogazione delle prestazioni e attuare un monitoraggio delle dimissioni ospedaliere». Interventi che dovrebbero portare due risultati: garantire il rispetto della norma nazionale che fissa al 3 per mille il tasso dei posti letto per abitante e aumentare il numero di posti letto disponibili per pazienti provenienti dal pronto soccorso e dal sistema dell'emergenza. I dati di Regione Lazio e Agenas delineano un quadro fosco. Il deficit tendenziale per il 2013 è di 900 milioni di euro, mentre l'offerta sanitaria presenta due carenze: la prima riguarda l'assistenza territoriale, problema comune a molte Regioni. La seconda criticità è l'eccessiva frammentazione delle prestazioni, che si riflette sulla qualità e la tempestività delle prestazioni. La degenza preoperatoria, ad esempio, è di 2 giorni e mezzo, contro la media nazionale di 1,9 giorni. La degenza media totale è di 7,1 giorni contro i 6,7 della media nazionale. Qualche risultato finora l'azione della Regione l'ha prodotto e il governo ne da atto. «La Regione - si legge nel comunicato - ha introdotto un sistema di pagamento per i fornitori che garantisce la possibilità di sconto delle fatture e assicura un pagamento puntuale a 180 giorni. Altri risparmi sono stati garantiti con le novità in tema di gare effettuate attraverso la Centrale di acquisti creata nel 2010 e applicando le norme della Spending Review. La Regione ha messo in atto e sta implementando un sistema di controllo sulle Asl che mette a confronto prezzi d'acquisto e quantità consumate. Il contenimento delle spese è stato realizzato anche con l'attuazione della prescrizione elettronica delle ricette (il 75% delle prescrizioni)». Il contenimento della spesa, pari a circa 120 milioni di euro, si attesta sul 13% del finanziamento sanitario regionale (-14% rispetto al 2011). Sul versante dell'acquisto di prestazioni da privati accreditati e classificati l'Asp ha colmato i ritardi grazie ai controlli di appropriatezza e congruità delle prestazioni. Gli accreditamenti definitivi rilasciati arrivano al 70% e verranno competati entro fine anno.

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