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I pensionati vessati dall'Irpef Ma senza servizi

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Sonoi pensionati. Nel Lazio - che conta 5,6 milioni di abitanti - gli over 65 sono oltre 1,1 milioni, di cui oltre 500mila hanno superato i 75 anni di età e più di 200mila non sono autosufficienti. Il 96% dei pensionati da ben sei anni è chiamato a pagare le addizionali Irpef più alte d'Italia, per un ammontare annuo complessivo di circa 450 milioni di euro, di cui 150 per coprire i buchi della sanità. Su un bilancio regionale 2012 di oltre 18 miliardi di euro, 10,5 vanno alla sanità e 1,7 alla copertura dei disavanzi del Servizio sanitario regionale e alla copertura dei debiti di Asl e ospedali. Un quarto del debito viene pagati dai pensionati. In cambio di cosa? Di servizi da terzo mondo. A lanciare l'allarme è Antonio Masciarelli, segretario generale Fnp Cisl Lazio. Il piano di rientro predisposto dalla Regione nel 2007 aveva previsto la riduzione dei posti letto per acuti a vantaggio di nuovi posti letto di Rsa e di lungodegenza, oltre che lo spostamento di cospicue risorse dall'assistenza ospedaliera a quella territoriale. «Ma dopo sei anni - dice Masciarelli - l'attenzione si è spostata sugli ospedali e poco sull'assistenza territoriale. Non si ha notizia della riconversione degli ospedali chiusi e dei nuovi posti letto di Rsa. Ne erano stati previsti per fino anno almeno 2.100, ma ne risultano appena 200 in più rispetto ai 5.100 del 2009». Una vera e propria crisi del welfare a carico dei pensionati. Nel frattempo è stata infatti introdotta la compartecipazione per le prestazioni di riabilitazione estensiva con costi aggiuntivi per circa 500 euro al mese per chi usufruisce della residenzialità e per circa 250 euro al mese per chi usufruisce della semiresidenzialità. «Ma sono le liste d'attesa il vero incubo degli over 65 - dice ancora Masciarelli - In alcune Asl ci vogliono 300 giorni per un'ecografia, 450 per una risonanza magnetica e 120 per una visita cardiologica. Nonostante la sottoscrizione degli accordi del 2006 e del 2009, la Regione non ha dato seguito agli impegni. Siamo ancora in attesa che le strutture accreditate entrino nel sistema Recup nonostante una legge del 2011 lo preveda». Per Masciarelli «fa scalpore» il taglio di 96 milioni alle strutture private e accreditate, «ma nessuno - osserva il sindacalista - ricorda che il sistema sanitario impgna 1,6 miliardi per i privati su un totale di 10,5». Ma è la «fiscalità aggiuntiva» a non andare giù alla Fnp Cisl Lazio. Dal 2007 il Lazio è infatti sottoposto alle aliquote Irpef regionali più alte d'Italia. L'aumento della fiscalità a caico dei pensionati - ma anche dei lavoratori e delle imprese - viene impegnata per la copertura del disavanzo sanitario. «Nel 2006 - ricorda Masciarelli - per scelte opinabili fu applicata l'addizionale regionale in maniera indistinta solo dopo che la Regione fu costretta a siglare l'accordo con il governo per ricevere in cambio il prestito da circa 5 miliardi di euro che condizionerà tutti i cittadini e in primis i pensionati per i prossimi 30 anni. L'ammontare della rata annuale è di un miliardo. La sottrazione di questi soldi dal bilancio regionale condizionerà qualsiasi sviluppo di politiche a favore del welfare per anziani, famiglie e giovani in difficoltà». Dal 2013 le Regioni, grazie al federalismo fiscale, potranno agire sulle addizionale aumentandole dello 0,6 tranne che per i redditi fino a 15mila euro l'anno. «Bisognerà prestare molta attenzione - ammonisce Masciarelli - altrimenti i nostri pensionati saranno chiamati a pagare ancora più tasse. Le altre Regioni potranno offrire vantaggi diretti e indiretti ai cittadini in difficoltà. Il Lazio no, perché è in Piano di rientro, dal quale bisogna uscire al più presto. La fiscalità aggiuntiva va usata per implementare e potenziare i servizi a favore del ceto medio-basso. Destinando la metà delle maggiorazioni dello 0,5 che producono 450 milioni, potremmo destinarne oltre 200 al welfare».Dan. Dim.

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