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Ecco perché i vigili non fermarono gli ultras

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Le sigle: troppo rischioso ferirsi, nessuno rimborsa le cure. Il Comando: referendum per nuove regole

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Sottoalla statua monumentale di Giordano Bruno c'era una pattuglia della Polizia Roma Capitale con agenti all'interno che notavano i giovani, con volto coperto da caschi o cappucci, avanzare a passo spedito con bastoni in mano e bottiglie da piazza della Cancelleria. Gli agenti, notando «questo pericoloso movimento», avvertivano la sala operativa del Gruppo I chiedendo immediato ausilio «poiché ritenevano di essere oggetto di aggressione». A quel punto, in base al verbale che è contenuto nelle carte depositate al Tribunale del Riesame, gli agenti della Municipale si spostavano con la vettura di servizio. Un comportamento che, vista la situazione, non era altro che da protocollo, cioè allontanarsi senza intervenire: erano circa 40 persone armate di mazze e bottiglie e quindi un intervento della Polizia Municipale poteva soltanto comportare situazioni di rischio per gli agenti e per terze persone. Questo perché, in una eventuale colluttazione tra gli aggressori e gli agenti, qualcuno avrebbe potuto, tra l'altro, entrare in possesso della pistola di servizio e quindi creare situazioni di maggior pericolo. La scelta di allontanarsi dal luogo dell'aggressione, dunque, corrisponde a un comportamento che, in situazione di pericolo del genere, deve essere messo in prativa dagli agenti di Roma Capitale. Non solo. Il loro compito non è infatti quello di verificare che non scoppino risse nei luoghi della movida romana, ma quello di far rispettare le norme amministrative. Ma c'è un altro aspetto che va considerato, che non fa riferimento solamente a questo episodio, ma a tutte le situazioni di pericolo che gli agenti della Polizia Roma Capitale devono affrontare quotidianamente: la decisione del governo Monti di togliere alla polizie locali la causa di servizio. Uguale, nel caso in cui un agente rimanga ferito nel corso di un intervento mentre svolge le proprie funzioni, deve pagarsi di tasca propria le spese mediche. «È una vergogna - tuona il comandante del Corpo di Polizai Roma Capitale, Carlo Buttarelli - stiamo cercando di indire un referendum, è indubbio che dal punto di vista giuridico deve essere risolto questo problema». Insomma, se un agente della polizia Roma Capitale dovesse riportare una ferita mentre è in servizio non verrebbe coperto delle spese sanitarie. Ma non finisce qui. «Se ci infortuniamo o ammaliamo - spiega Alessandro Marchetti, segretario generale aggiunto Sulpl - per colpa delle botte ricevute ci dobbiamo pagare le spese mediche da soli e se rimaniamo in malattia a lungo o con infermità è previsto persino il licenziamento. Non dateci colpe, non possiamo essere con l'interruttore e a comodo meri impiegati in divisa e poliziotti locali».

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