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di Tiziano Carmellini Inutile dire quanto sia geniale la trovata di quel volpone di Jean Todt e della «sua» Fia di portare nelle capitali di mezzo mondo questa nuova «formula» ecologica.

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Perchéin quella occasione la Capitale non solo non aveva preso al balzo un'occasione che avrebbe portato investimenti e posti di lavoro, ma era uscita davvero malconcia, almeno dal punto di vista mediatico, nei confronti di uno sport elitario che le aveva «concesso» un'opportunità irrinunciabile. Mezzo mondo è in fila per bussare alla porta di Bernie Ecclestone, eccentrico patron del circus della Formula Uno, nella vana speranza di riuscire a portare a casa un Gran Premio della massima competizione automobilistica mondiale. Roma aveva avuto la strada in discesa più volte: una prima molti anni fa e non fu nemmeno presa in considerazione, una seconda proprio lo scorso anno.Si era alzato un gran polverone, era piombato a Roma addirittura Herman Tilke l'uomo che da anni disegna i tracciati del circus iridato, che aveva «pensato» un tracciato fantastico all'Eur tra le bellezze storiche della Capitale. Niente da fare, sollevamento popolare: o meglio pressioni politiche di chi probabilmente non era stato «tirato dentro» e le solite chiusure ecologiche hanno fatto saltare tutto. Ma stavolta la leva della «pulizia», dell'ecologia, dell'invasione urbanistica, dell'inquinamento acustico, non potrà far leva, non potrà essere utilizzata per il consueto «condizionamento» popolare. Le F1 elettriche, non inquinano (impatto ambientale equivalente allo zero) e non fanno rumore... E ora come si fa!?

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