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Le nomadi incinte pagano per occupare le case di via Bo

Liberate le case occupate dalle nomadi incinte

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{{IMG_SX}}Pagano una «indennità di occupazione». E si sentono in diritto di restare. Per questo da lunedì, nelle case popolari di via Bo, a Colle Aurelio, ad ogni sgombero degli abusivi seguono i puntuali rientri. Ci hanno provato anche ieri pomeriggio. Talmente convinti di avere ragione da aver affisso un cartello di tutto esaurito al portone: «In questa palazzina - si legge - non c'è più niente da occupare. Già tutto fatto. Si consiglia di non fare tentativi inutili». Una scritta che è indizio di un sistema per accaparrarsi gli appartamenti bomboniera a due-tre piani, con aria condizionata e garage tra Pisana e Massimina. Talmente arrogante da dare un altolà a nuove occupazioni. Perché la voce che usi una donna incinta o un disabile riesci a sfrattare l'assegnatario, si è sparsa. E ha portato a via Bo anche gli abusivi di fuori regione. La prova, la donna con sei figli di Torre Annunziata (Napoli) sgomberata ieri mattina dai vigili del Gruppo Sicurezza pubblica emergenziale (Spe), diretti dal vicecomandante del Corpo Antonio Di Maggio, tornato a via Bo, con 50 uomini come lunedì e martedì per liberare i primi 5 appartamenti, due rioccupati. Controllati 60 appartamenti. È ri-uscito anche Pasquale Verde, 55 anni, disabile, non cammina. Giovedì, col braccio autoferito per protesta dopo lo sgombero - medicato dal 118 chiamato dal comandante dei vigili del XVI Gruppo Marco Giovagnorio - lo avevano issato a spalla al piano giardino. Poi avevano alzato le serrande, e lo avevano spinto dentro. Gli uomini di Di Maggio lo hanno riportato fuori. Lui protesta. «Pago l'indennità di occupazione, 135 euro. La Romeo invia i bollettini». Lui, da abusivo, avrebbe anche «la residenza anagrafica». E non sarebbe il solo. Alla faccia degli inquilini, che pur assegnatari, non solo «non si vedrebbero mai a casa», ma non «hanno mai trasferito la loro residenza anagrafica». Lo conferma il comandante Giovagnorio, che dice anche che le case «non assegnate» e le «deserte», sono oggetto di un «fascicolo» aperto dal XVI Gruppo «da dare all'Ater per la revoca dell'assegnazione e all'autorità giudiziaria». C'è una «lista di nomi», e indagini per stanare i furbi. Chissà se in questa lista è finito anche il nome di una donna che avrebbe «quattro licenze a piazza San Pietro», stando a quanto ha raccontato la madre di una ragazza di 24 anni ri-sgomberata con la figlia. «Era entrata perché la casa era deserta. Oggi (ier, ndr) hanno messo alla porta anche una incinta e una con un bimbo di 20 giorni». E si parla di case ricedute a «20-40mila euro». E di «subaffitti a 700-750 euro». Una illegalità diffusa, su cui ora si indaga su due livelli: le bande organizzate che entrano nelle case dei legittimi assegnatari, come quello messo alla porta l'altra settimana, un inquilino costretto a «portare i suoi mobili fuori di casa». Ma a queste denunce gli sgomberati rispondono con altre denunce: «ci sono appartamenti liberi» e altri «dati a gente povera solo sulla carta». Come fare a distinguere i poveri veri da quelli falsi nelle 70 palazzine ai civici 5 e 7 di via Bo? E non c'è solo Colle Aurelio. «Bene gli sgomberi a tappeto» dice Fabrizio Santori, presidente commissione Sicurezza urbana che chiede «monitoraggi capillari e costanti sullo stato dei luoghi e maggiore comunicazione e coordinamento tra l'ufficio Politiche abitative e la Polizia Locale. E, ravvisati gli estremi, conclude Santori «si proceda con la la revoca e l'assegnazione delle case agli aventi diritto».    

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