Rivolta delle dottoresse: «Dopo il tentato stupro serve sicurezza»
Nonè possibile rischiare di essere stpurate. È assurdo in strada ma è allucinante che si corra il pericolo in una struttura ospedaliera». Battono i pugni sul tavolo le dottoresse specializzande del policlinico Umberto I. Domenica scorsa una loro giovane collega ha vissuto minuto da incubo negli ambienti di viale dell'Università. Un etiope di 25 anni si è intrufolato, l'ha palpeggiata e poi ha cercato di sfilarle i pantaloni. Lei ha reagito vigorosamente, non ha ceduto alla paura. Lui non è riuscito nel suo intento e alla fine le ha portato via il telefono cellulare iPhone e un mazzo di chiavi. Nei giorni successivi lo hanno rintracciato i poliziotti del Commissariato San Lorenzo assieme agli investigatori della Squadra mobile. Lo hanno fermato trovandogli indosso il mazzo di chiavi. E perquisendo l'abitazione in via Cupa gli agenti hanno scoperto anche l'iPhone. Il caso è chiuso ma la questione sicurezza al policlinico è aperta. Gli specializzandi sono giovani dottori. La loro situazione non è semplice. Non sono state poche le polemiche per il modo esagerato in cui sono impiegati. Non fanno parte della pianta organica a pieno titolo. Eppure svolgono mansioni importanti, che vanno a compensare le sofferenze del personale medico. Ci sono state proteste anche perché venivano utilizzati per coprire i turni di guardia notturna quando è previsto dal regolamento che siano medici titolari a svolgere il servizio. Ora ci si mette pure il tentativo di stupro. Alla situazione economica precaria, si aggiunge anche quella della sicurezza. «Così è davvero difficile andare avanti - dicono alcune giovani dottoresse mantenedo l'anonimato - Prima nedsdsuno avrebbe immaginato che fosse possibile un tentativo di stupro in un ospedale, bersaglio una dottoressa. Eppure è accaduto. Quindi non serve stupirsi. Occorre invece evitare, prevenire. Obiettivo che si ottiene prendendo le giuste precauzioni, osservando le normali regole che in un ospedale dovrebbero essere rispettate. R.C.