Benzinaio ucciso dai rapinatori-killer Uno era suo cliente
Unoche abita in zona e portava lì il camion a fare il pieno. Una rapina al distributore Total trasformatasi in omicidio, in quattro minuti. Con un colpo in fronte, davanti al figlio, è stato freddato il titolare Mario Cuomo, 62 anni compiuti quel giorno, e una seconda pallottola alla spina dorsale ha ridotto il fratello Giancarlo, di 58, sulla sedia a rotelle. I fatti sono del 9 agosto 2011, a Cerenova, sulla via Aurelia. Ieri è finita la latitanza dei presunti responsabili. I carabinieri del Gruppo di Ostia hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare del gip del tribunale di Civitavecchia, Chiara Gallo. Ritenuti esecutori materiali Gian Paolo Contini, di Sassari, 59 anni, e Alessandro De Angelis, nato a Monterotondo, 60 anni. La «mente» è Amerigo Raschielli, anche lui sassarese, 41 anni, il più giovane del sodalizio. Il più grande, invece, è morto prima della cattura: si tratta di Michelangelo Fiorani, 67 anni, nato in provincia di Perugia, stroncato da un infarto l'11 gennaio di quest'anno. Contro di loro le ipotesi di reato sono di omicidio e tentato omicidio, rapina, porto abusivo di pistola e ricettazione. I quattro sembravano fantasmi. Di loro i carabinieri del colonnello Giovanni Adamo avevano solo le immagini sfocate riprese dalle telecamere di sorveglianza in cui si vedono due - Contini e De Angelis - caschi in testa, che si avvicinano al locale «Shop» dove si trova la cassa. Dopo il tragico agguato, però, è accaduto che chi sapeva ha parlato. Ha riferito fatti che poi sono stati confermati e rafforzati dalle indagini dei militari del Nucleo investigativo di Ostia del colonnello Ciro Niglio e della Compagnia di Civitavecchia del capitano Lorenzo Ceccarelli. E ai quali si sono aggiunti elementi definitivi degli esperti del Ris. Stando alle indagini, i balordi sono stati traditi da tracce di sudore e sangue. Sono stati smascherati da due pastori bulgari. Sono stati segnalati da un noleggiatore di videogiochi. Alle 12,46 Contini e De Angelis arrivano al distributore a bordo di un motorino Kymko 150 rubato il mese alla Flaminia. Entrano e trovano Alessandro Cuomo, 36 anni, il padre Mario alla cassa e a pochi metri di distanza il fratello di quest'ultimo, Giancarlo. Minacciano il ragazzo che si fa da parte. Ma Giancarlo reagisce. Si avventa su uno dei rapinatori e accade il peggio. I due perdono il controllo di sé e della situazione. Dice uno: «Spara, spara». Non si sa chi abbia premuto il grilletto. Dall'arma calibro 9 partono due colpi. Il primo centra Giancarlo alla spalla. Lui crolla a terra, Mario lo soccorre e parte il secondo colpo che lo colpisce in fronte. Uno dei balordi gli fruga nelle tasche, trova la "libretta", il portafogli di cartone dove il benzinaio tiene i soldi (poche centinaia di euro), poi fuggono. I primi a parlare il dipendente della ditta che noleggia i videogiochi e ritira le monetine dell'incasso. E due pastori bulgari della zona. Il primo racconta che nei giorni scorsi si sentiva seguito da due soggetti su un motorino nero. Lui gira sempre con 10/15 mila euro in tasca. Si era fatto sorpassare segnando il numero di targa e facendo lo stesso con un'auto Renault Megane che si era messa tra la sua vettura e il due ruote. La macchina è risultata della convivente di Raschielli. Dello scooter invece ne parlano i pastori bulgari. Ai carabinieri dicono che il pomeriggio della tragedia Raschielli assieme a un altro (identificato in De Angelis) era andato a trovarli a Cerqueto lasciando il ciclomotore e dicendo di custodirlo fino alla mattina seguente. Invece: Raschielli fugge in Sardegna, De Angelis e Contini a Manziana rimanendo in contatto con Fiorani. Il motorino si rivela una miniera d'indizi. Ci sono tracce di sangue di Mario Cuomo col quale De Angelis si è imbrattato quando ha messo le mani nelle sue tasche, lasciando anche microgocce di sudore. Sul parabrezza trovano l'impronta dell'indice di Contini e sulla Renaul Megane altre impronte di Raschielli e Contini. A casa di Fiorani, invece, gli investigatori trovano una chiavetta usb nominata «Diario» dove lui aveva annotato impegni e contatti giorno per giorno, anche quello della rapina. E poi, in altri due pc, le foto in cui si vede la sua mano che impugna la pistola del delitto: forse voleva venderla.