Colpo al museo Palatino Il basista era alla cassa
{{IMG_SX}}"Non posso perdere il vizio di andare a fare le rapine". Lo diceva alla sua ragazza parlando del colpo al Museo archeologico Palatino e mostrandole i titoli sui giornali. Da ieri non gongola più. Sono stati arrestati il cassiere della galleria, lui, un altro esecutore materiale e il basista, accusati della rapina al museo di via di San Gregorio il pomeriggio del 3 luglio scorso. Gli indagati sono Ugo Vargiu, 46 anni (la mente), Donatello Gatti, 44 (il cassiere basista) e i malviventi sospettati di aver agito, Emanuele Spuntarelli (intercettato dai carabinieri mentre parla con la fidanzata) e Giuseppe De Paolis, di 44 e 42 anni. È da quest'ultimo che è partito il bandolo della matassa. Quel giorno, vestiti giacca e cravatta, coi guanti indosso per non lasciare impronte digitali in giro, Spuntarelli e De Paolis entrarono nella galleria. Informati sulla posizione delle telecamere dei sistema di videosorveglianza, si avvicinarono alla cassa senza farsi riprendere. Poi recitarono la loro parte col complice-cassiere, Donatello Gatti, e si fecero consegnare 30 mila euro d'incasso. Dice Spuntarelli alla donna registrato dagli investigatori: "Ci ho messo un minuto a pigliarli. Dovevano essere 180". L'errore lo commise il cassiere: stando alle regole quei soldi non dovevano essere nel cassetto ma in cassaforte, in attesa dell'arrivo delle guardie giurate. Circostanza che non ha convinto i carabinieri e che lui, durante l'interrogatorio, non avrebbe saputo spiegare granché. Poco dopo la rapina, in zona Trionfale, a un posto di controllo i carabinieri fermarono Giuseppe De Paolis. Era in motorino e sotto la sella trovarono 10 mila euro e un paio di guanti utilizzati per il colpo. I militari scrissero e lo lasciarono andare. Ma quella segnalazione in seguito assunse un peso diverso. I quattro sono nati in città diverse:Cagliari, roma, Grosseto e Viterbo. Ma frequentano la zona di Casalotti. È lì che si sono conosciuti, frequentati e hanno maturato l'idea del colpo. Pensavano che la presenza del cassiere Donatello Gatti potesse facilitare le cose. Lui era stato assunto al museo dalla cooperativa Pierreci Codess, impegnata "nell'ambito della tutela e valorizzazione del patrimonio storico-artistico. Fortemente radicata nell'area territoriale del Nord e Centro Italia - si legge nel sito - offre servizi qualificati per musei ed esposizioni, biblioteche e archivi, formazione, didattica, editoria, servizi dell'informazione, web e multimedialità, eventi congressuali e fieristici". Gatti aveva un contratto annuale. Scadenza: il 9 luglio 2011. E voleva chiudere in bellaìezza. Il 3 pomeriggio il colpo. Quasi un anno dopo gli arresti.