Uccise per 10 euro L'Appello riduce la pena a 15 anni
Inprimo grado, il gup Antonella Capri, non concedendo alcuna attenuante, lo aveva condannato all'ergastolo e al risarcimento del danno ai familiari di Cappetta, costituitisi parti civili. Il fatto avvenne a Roma, in via Palermi, nella zona periferica di Vigne Nuove. Quando Vespa fu fermato era ancora lì al fianco dell'amico che aveva ucciso con alcune coltellate al collo, al torace e al petto. Usò un coltello che portava sempre con sé, custodito in un giubbetto che indossava quando la sera portava fuori il cane. Al momento dell'arresto, l'uomo spiegò agli agenti di aver aggredito Cappetta dopo essere stato da lui preso ingiustamente a pugni. Era andato dall'amico (i due abitavano vicino, nelle stesse case popolari) perché - secondo il suo racconto - si sentiva preso in giro. Poi, ci fu il litigio. L'assassino, preso dal rimorso, chiamò il 113 urlando e ripetendo come una cantilena la frase «non morire» ma il 38enne non ce la fece e spirò alcuni minuti dopo in ambulanza durante il trasporto in ospedale. Il 17 novembre scorso, dopo la sentenza di primo grado, così aveva commentato la madre della vittima: «Non posso perdonare, voglio che questo assassino resti in cella per pensare a quello che ha fatto». «Giuro davanti a Dio che non volevo ucciderlo - ha detto ieri Vespa piangendo davanti ai giudici d'appello - Sono pentito di quello che ho fatto. Ero io vittima di questo amico che continuava a picchiarmi. Non volevo colpirlo, non era mia intenzione uccidere, volevo solo difendermi dalla sua aggressione. Tiravo a casaccio. Certo la lite non era per i dieci euro. Io in tasca ne avevo 100 di euro. Ero andato da lui solo per chiedergli perchè non mi chiamava da tre giorni». Ieri i giudici d'appello, escludendo l'aggravante dei futili motivi e per un calcolo di equivalenza con la recidiva contestata e con la diminuzione prevista per il rito abbreviato, hanno riformato la condanna all'ergastolo, infliggendo a Ubaldo Vespa 15 anni e 5 mesi di reclusione. Respinta la richiesta della difesa di concessione degli arresti domiciliari.