Vertice su Acea annullato. Oggi il voto
Lavicenda Acea si chiuderà, forse, stamane con il voto del nuovo maxi emendamento in commissione Bilancio e, successivamente l'avvio dei lavori d'Aula. Inizialmente la riunione del sindaco con i consiglieri Pdl era prevista per ieri sera alle 20.30. Poi per "impegni" del primo cittadino sarebbe stata inesorabilmente cancellata. In effetti da discutere è rimasto ben poco. Nonostante i tre consiglieri rampelliani, Mollicone, De Priamo e Mennuni abbiano riaperto improvvisamente la partita presentando tre sub-emendamenti, l'asse Alemanno-Augello sembra non solo tenere ma voler chiudere la partita proprio oggi, bocciando la maggior parte dei diecimila emendamenti delle opposizioni in commissione e portando il nuovo provvedimento in Assemblea con poco più di un migliaio di atti collegati da discutere e votare. Una bella «sforbiciata» insomma, se si considera che la delibera 32 era arrivata in Aula con 160mila tra ordini del giorno ed emendamenti. Una partita, quella della vendita del 21% di Acea cominciata male e destinata comunque a finire peggio. Non solo, o non tanto, per le opposizioni che a lungo andare pagheranno l'atteggiamento del muro contro muro, avendo così fornito al sindaco un ottimo assist per forzare il regolamento e portare a casa il risultato. Quanto per la spaccatura inevitabile di una parte essenziale del Pdl capitolino. La proposta dei tre consiglieri dei gabbiani è chiara: rispettare la legge. Ovvero indire la gara per l'illuminazione pubblica e, semmai, cedere quell'11 per cento previsto dal decreto Ronghi entro il 2013. L'unico passo indietro che tuttavia il sindaco sarebbe disposto a fare (e che probabilmente farà) è quello di inserire Acea nella costituenda holding, al pari di Atac e Ama. È questo l'obiettivo allo studio dei tecnici, essendo Acea l'unica quotata in borsa delle aziende capitoline. Insufficiente tuttavia a risanare la frattura. La proposta dei rampelliani che punta sulla via d'uscita della vendita dell'11% è già una mediazione. L'ultima possibile. La frattura interna tuttavia in termini squisitamente tecnici non dovrebbe mettere a rischio l'esito della votazione. «La delibera passa anche con trenta voti. I rampelliani sono tre», puntualizzano dal Pdl. In una vicenda in cui tutto è accaduto e molto altro può accadere, i numeri, comunque vada, contano poco. Resterà invece il prezzo da pagare per Pdl e Pd. Entrambi si sono buttati a capofitto sulla «torta» Acea, causando spaccature difficilmente sanabili. A turarsi il naso per votare la delibera 32 insomma saranno in molti. Non solo nel Pdl. Anche nel Pd infatti c'è chi non è contrario alla vendita e la forzatura dei democratici viene già criticata come uno scimmiottamento pericoloso della sinistra.