La scelta di Pian dell'Olmo Nuovo esposto in Procura
Settepagine corredate da analisi tecniche e una petizione popolare in cui si chiede alla Procura di «indagare sulla sussistenza di eventuali reati dietro la scelta del commissario all'emergenza rifiuti Goffredo Sottile di indicare Pian dell'Olmo quale sito alternativo a Malagrotta». Questa, promettono i cittadini, è solo la prima iniziativa dopo gli annunci che darebbero per scartato il sito di Pian dell'Olmo: seguirà, infatti, una class action «con cui ci costituiremo parte civile per avviare un'azione di risarcimento danni contro comune, provincia e regione». L'esposto corredato da una petizione di 3.325 firme presentato ieri, nel ripercorrere le tappe che hanno portato all'individuazione delle discariche provvisorie prima a Quadro Alto, poi a Pian dell'Olmo, ribadisce l'assoluta inidoneità di entrambi i siti partendo dalle dichiarazioni del ministro Clini («su Pian dell'Olmo insistono vincoli inderogabili»), dell'ex commissario Pecoraro («Pian dell'Olmo è troppo piccolo, il sito giusto se si vuole perdere tempo»), ma soprattutto dell'attuale delegato all'emergenza, Sottile, che in più occasioni ha spiegato la scelta di Pian dell'Olmo con motivazioni di «convergenza politica, senza citare analisi tecniche». Insieme alla relazione del professor Ortolani, dell'università di Napoli, che boccia Pian dell'Olmo tanto sotto il profilo idrogeologico quanto sotto quello ambientale, si fa poi menzione dei pareri negativi espressi dalla Conferenza dei servizi dell'8 marzo (su Quadro Alto), dall'Autorità di Bacino del Tevere e di quelli contenuti nell'ultimo «Memorandum sui rifiuti» del 28 marzo. «Troppi fattori escludenti per puntare su Pian dell'Olmo»: si tratta per Pedica «di malafede, superficialità oppure di reati gravi, come abuso d'ufficio e omissione d'atti d'ufficio, lo accerteranno i magistrati». La petizione al prefetto Sottile e al ministro Clini, si conclude con la richiesta di revoca dell'atto di occupazione di Quadro Alto, disposto all'epoca da Pecoraro, e la ratifica dell'inidoneità di Pian dell'Olmo. Quello presentato ieri si somma ai precedenti esposti firmati dai vari comitati cittadini di Riano e hinterland, tra cui quello che ha poi portato la Procura ad aprire un'inchiesta per falso materiale e ideologico sui sette siti messi a disposizione di Pecoraro da parte della Regione. Prossimo passo, la class action: «Da un anno il paese è bloccato - spiegano dal comitato Sos discarica Riano - agenzie immobiliari e aziende edili in agonia, persone che hanno già consumato tutte le ferie per questa lotta: ci costituiremo parte civile per chiedere a comune di Roma, provincia e regione un giusto risarcimento». I comitati hanno liberato la Tiberina: «ma il presidio resterà fino a che non ci sarà un pronunciamento inequivocabile del commissario».