Al Pertini camici in lutto, ma riparte chirurgia
Camici «listati a lutto» ma al lavoro. Anche al Pertini medici in stato di agitazione alle prese con mini organici, comun denominatore negli ospedali romani alle prese col piano di rientro dai conti in rosso. Al Pertini il 15% dei medici è andato in pensione nel biennio senza rimpiazzi. E molti in servizio hanno almeno 55 anni. Il Dea è alle prese con oltre 200 pazienti al giorno, 900 mila persone con l’hinterland il bacino d’utenza e solo circa 340 letti. Eppure riapre l’ambulatorio chirurgico, per ora un paio di volte la settimana. Ripartono gli interventi di elezione, cioè le operazioni programmate, negli ultimi giorni si operava sì ma in urgenza. Mentre la Direzione generale della Asl RmB ha esteso la polizza assicurativa che coprirà anche le lesioni causate dalle aggressioni, come quella che ha causato la frattura del naso a un medico qualche settimana fa. Sono le buone notizie emerse ieri mattina all’assemblea generale dei medici del Pertini, primari compresi, che ha confermato lo «stato di agitazione» fino a quando «la Regione non ratificherà le richieste» per arginare «la grave carenza di risorse». Votata a maggioranza «l’occupazione virtuale dell’ospedale». Da settimane è tappezzato di lenzuolate contro «tagli», «consulenze», «appalti» e «sprechi». I medici incontreranno i presidenti dei Municipi per chiedere «un consiglio comunale dedicato ai problemi de Pertini». Prioritari la stipula di un «protocollo di intesa con la Direzione Generale della Asl RmB e gli organi regionali competenti per la concessione delle deroghe per le assunzioni» e un «esposto di autotutela al Prefetto Di Roma». Gremita l’aula magna. C’era il ds Enrico Piroli. Presente il presidente dell’Ordine provinciale Roberto Lala, l’intersindacale medico, e i segretari regionali Stefano Mele per Cgil, Domenico Carnì (Anpo), Donato Antonellis (Anaao), Giuseppe Lavra (Cimo), Quirino Piacevoli (Aaroi). Il toto-numeri. Si parla di 3 unità. Ma due posti sarebbero già occupati. E preoccupa la «riorganizzazione» dei servizi. Per i maligni pare sia questa la spina causa del lutto al braccio. Ma alla Direzione generale potrebbe non bastare il pressing in cui è già impegnata per ottenere la deroga necessaria per rimpolpare anestesisti e chirurghi. Bisogna anche far funzionare bene l’esistente. Intanto chiude il box chirurgico. Si traduce in un chirurgo "consulente" che non non accetta più in prima persona il paziente. E arriva dal reparto. «Funzionerà?» si chiede Claudio Cesarini (Cino Asl RmB). Il presidente dell’Ordine provinciale Roberto Lala parla di «dissesto-sanità» colpa «delle varie Giunte» e da «scelte insensate attuali finalizzate a un mero risparmi». «Abbiamo chiesto di essere ascoltati senza risposta dalla Presidente Polverini» ha detto Lala. Per questo invita i medici «a fare come i portantini che negli Anni ’70 facevano le barricate. Se serve questo per ottenere rispetto - conclude Lala - l’Ordine sarà in prima fila».