Esequie Carla Verbano I centri sociali non vogliono i big di centrodestra
C'è stato un tempo in cui bastava poco. Un paio di jeans consumati. Un "vespone" bianco. Uno sguardo veloce seguito da un urlo d'allarme: "È un fascista! È un compagno!". Era sufficiente a far scattare il reciproco pestaggio, a spaccare una testa, a versare sangue. Li hanno chiamati Anni di Piombo, ma non era solo la pistola delle bierre o dei suoi simpatizzanti a far sentire la sua voce. C'erano gli agguati di notte sotto casa del militante di destra o di sinistra, c'erano le spranghe, i bastoni, i coltelli. È stata una guerra non dichiarata, subdola, cruenta. Che ha fatto molte vittime. Tra loro c'è Valerio Verbano, il diciannovenne di sinistra assassinato sotto gli occhi dei genitori dentro casa trentadue anni fa, il 22 febbraio 1980. Una vita ancora acerba spenta in nome dell'ideologia, dell'odio politico, di parole d'ordine che appartenevano in realtà alla generazione precedente e che, ancora oggi, echeggiano nei cortei formati da ragazzi del Ventunesimo Secolo che di Marx o di Evola non hanno letto neppure una riga. Di questa forma di idealismo dinosaurico, evidentemente, sono affetti i giovani del centro sociale Astra 19 e della Palestra popolare Valerio Verbano, che elevano barriere discriminatorie anche di fronte alla morte, alla "livella" che ci rende tutti uguali. "La pregiudiziale per la partecipazione al ricordo di Carla Verbano è quella antifascista", fanno sapere attraverso le agenzie di stampa in relazione alla camera ardente allestita per la madre di Valerio, che è scomparsa martedì sera dopo una lunga malattia senza poter guardare negli occhi i carnefici del suo "bambino". Il riferimento è al sindaco Gianni Alemanno e alla governatrice del Lazio Renata Polverini, "che non hanno mai rinnegato il loro passato e le connivenze con le aree neofasciste". Eppure per Carla Verbano, definita dal presidente Marco Pomarici "una donna coraggiosa e combattiva", ieri l'Assemblea capitolina ha osservato un minuto di silenzio. Alemanno l'aveva incontrata più volte, aveva percepito "l'intensità del suo dolore" e aveva chiesto pubblicamente che i killer del figlio fossero assicurati alla giustizia e puniti duramente. Il sindaco ha più volte fatto riferimento al superamento di quella contrapposizione storica che ancora oggi spacca, lacera e spinge alla violenza il mondo giovanile. E la Polverini, sempre ieri, ha reagito al "veto" sottolineando che "è una polemica che non ha più una ragione storica di esistere". Ma questo non basta ai tirannosauri dell'odio ideologico, che ancora tentano di dividere il mondo in due. I buoni da una parte, i cattivi dall'altra. Il bianco e il nero. Senza capire che la realtà è fatta di tante sfumature di grigio.