Odori tossici. Blitz nello stabilimento Basf
Quell'odoreera diventato ormai insopportabile tanto da spingere i residenti della zona a presentare diversi esposti, dalla Procura fino al Comune. E la risposta alle continue lamentele dei cittadini è arrivata ieri mattina con un blitz della polizia locale di Roma Capitale che ha ispezionato un'industria chimica alla periferia della città. Controlli attenti e minuziosi per capire se alla Basf, azienda che si occupa di creare catalizzatori chimici da elementi quali palladio e platino, siano state rispettate tutte le regole, in particolare quelle di tutela ambientale. Insieme ai circa 50 vigili del gruppo Sicurezza pubblica ed emergenziale sono scesi in campo anche dieci ispettori dell'Arpa Lazio che hanno effettuato dei test per verificare la presenza di eventuali sostanze tossiche: in particolare si è proceduto al campionamento delle sostanze di materiali depositati, rifiuti e acque di scarico. Il blitz nell'industria chimica, coordinato dal vicecomandante dei vigili Antonio Di Maggio, è stato deciso in seguito alle lamentele dei residenti dei quartieri Settecamini, Case Rosse e Ponte di Nona. «Sono anni che va avanti questa storia - ha commentato Rocco Margapoti che abita a due passi dall'azienda chimica - siamo stufi. I cattivi odori entrano in casa e alcuni di noi oltre al bruciore degli occhi hanno avuto anche forme di irritazione. Le case stanno a 68 metri dall'industria. Come si fa? La Basf in questa zona è incompatibile. Non capiamo come abbia fatto la Provincia di Roma, che è l'autorità competente, a rilasciare l'Aia (Autorizzazione integrata ambientale, ndr) concessa proprio a dicembre 2011». E da Palazzo Valentini non si è fatta attendere una risposta: «La Provincia di Roma, su proposta del Comune di Roma Capitale ha rilasciato nel 2009 l'autorizzazione all'impianto per una durata di 12 mesi, poi prorogati per un ulteriore anno, per un periodo limitato al tempo strettamente necessario all'attuazione delle procedure che il Comune di Roma, il cui sindaco è autorità sanitaria locale, si era formalmente impegnato a porre in essere e che non sono state più realizzate, al fine di adottare un sistema di monitoraggio ambientale permanente sotto il coordinamento dell'Istituto Superiore di Sanità».