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Fotocopie senza fattura inCassazione

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La donna incasserebbe in maniera illegale circa 1.200 euro al mese al nero

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Un'anzianaha pensato bene di insediarsi a fianco di una fotocopiatrice per guadagnare sulle copie chieste dagli utenti. Nessuna ricevuta fiscale e uno stipendio da normale impiegata, sono le due caratteristiche di questo mestiere improvvisato. Capelli scarmigliati color paglia, una stampella per aiutarsi a camminare: è Adele (nome di fantasia), la donna industriosa che frequenta da 15 anni i corridoi del Palazzaccio a piazza Cavour. Anzi, più che frequentarli, negli ambienti barocchi della burocrazia giuridica Adele ci si è proprio insediata, studiandosi un business più insolito che redditizio. Chiunque può imbattersi in lei nei pressi dell'Ufficio Toghe in Cassazione. Dalle otto del mattino fino a tardo pomeriggio, se ne sta lì, impegnata a presidiare la fotocopiatrice, di cui dice di essere proprietaria, nonostante la targhetta col numero di protocollo del pubblico inventario. E gli affari andrebbero a gonfie vele, visto che per una copia si fa pagare 10 centesimi, contro i 4 del mercato. Facciamo due conti: considerando, in tempi di crisi, una media di 500 fotocopie al giorno, la signora Adele si porta a casa almeno 50 euro. Circa milleduecento al mese, un vero e proprio stipendio a spese dello Stato. Certo, perché lei non è mai stata dipendente dell'ufficio, anche se qualche indulgente «collega» è riuscito a farle avere un badge di accesso. I soldi che riesce a raggranellare sono al netto di carta, toner, macchina fotocopiatrice ed energia elettrica. Questi, infatti, costituiscono la dotazione di risorse materiali a disposizione dei dipendenti. Eppure, nessuno dice nulla da quindici anni, conoscono tutti la storia di Adele. L'anziana, che era sposata con un ex dipendente della Cassazione, per anni ha conquistato il silenzio dei dipendenti sull'insolita occupazione. Finché qualche tempo fa, primo pomeriggio, non si presenta alla ormai celebre fotocopiatrice una signora di mezza età, sostenendo di essere la segretaria di un importante studio legale e di aver bisogno di una fattura, per registrare in contabilità la spesa delle fotocopie. Scatta la chiamata alla Guardia di Finanza, che tuttavia non viene dall'esterno perché qualche corridoio più in là rispetto all'Uffico Toghe, c'è proprio un ufficio dell'Agenzia delle Entrate. La sedicente segretaria decide di non sporgere denuncia. Ma, promette, si ripresenterà la settimana successiva per controllare che la fotocopiatrice, fonte di evasione fiscale, venga sottratta dall'assedio «sine titulo» di Adele. Il chiasso, dunque, si risolve in un buco nell'acqua. Anche perché nessuno è più tornato a sollevare la questione. L'unica conseguenza pratica per Adele è stato l'obbligo di entrare dall'ingresso del pubblico. Come i «comuni mortali».

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