«Porta a porta» per tutti Servono 100 milioni
Cassonettiche tenderanno piano piano a sparire dalle strade e mezzi della nettezza urbana che passeranno direttamente a casa a prelevare l'immondizia. È in cantiere una vera e propria rivoluzione della raccolta differenziata che andrà in gran parte a sostiture gli attuali sistemi utilizzati. Gli ultimi dettagli verranno definiti in queste settimane, il piano partirà a settembre. Le uniche zone che non verranno coinvolte da questo «cambio di passo» sono il Centro storico dove resterà in vigore il porta a porta con i contenitori per scarti organici e per materiali riciclabili negli androni dei palazzi e i punti mobili di raccolta per carta, plastica e vetro. Sarà invece abbandonato il sistema entrato in vigore a Prati e in III Municipio ad ottobre. È il cosiddetto sistema «duale» utilizzato già da prima anche a Prati Fiscali, Appio Tuscolano, Tuscolano Don Bosco, Laurentino, Marconi e Aurelio-Irnerio. In tutte queste zone oggi si separano gli scarti alimentari da carta, plastica e non riciclabile. Gli alimenti vengono portati in orari prestabiliti di mattina ai punti mobili di raccolta e vengono consegnati in mano agli operatori. Il resto finisce nei cassonetti blu, bianco e grigio. Questo sistema, molto dispendioso, andrà in soffitta. Si passerà a un porta a porta generalizzato con due varianti. Una per i quartieri a più alta densità di popolazione e uno per quelli con meno residenti. Dove c'è una più alta concentrazione di famiglie verranno utilizzati sia i bidoncini negli androni dei palazzi sia i sacchi da lasciare in appositi spazi in strada che verranno prelevati dall'Ama. Questo secondo sistema sarebbe misto e non prevederebbe più i punti mobili di raccolta. Nelle zone con meno residenti il porta a porta assomiglierà di più allo schema classico dove tutti i rifiuti si lasciano direttamente nel palazzo negli appositi contenitori. I cassonetti verranno tolti gradualmente. Si tratta di un progetto impegnativo frutto del lavoro tra Ama e Conai (Consorzio nazionale imballaggi) che nell'ottobre scorso hanno stipulato un protocollo d'intesa per estendere la differenziata «spinta» a tutta la città. In questo accordo era anche previsto un periodo di prova con la sperimentazione del nuovo sistema in un quartiere della città. Un'ipotesi non ancora abbandonata che però potrebbe essere scartata. Si dovrebbe quindi iniziare a settembre, così come auspica sia il ministro all'Ambiente Corrado Clini che il sindaco Alemanno. I tempi, però, non saranno quelli più ottimistici auspicati dal ministro il quale prevede per il 2014 il raggiungimento del 64% di differenziata: «Bisogna partire con la raccolta differenziata porta a porta già dal primo settembre. Se questo sistema si estende velocemente a tutta la città può rendere residuale la discarica». Della discarica, invece, ce ne sarà ancora bisogno per diversi anni: «Roma è passata dal 17 al 26% di differenziata in quattro anni. Siamo già pronti, grazie all'accordo col Conai, se ci arrivano risorse siamo in grado di arrivare entro quest'anno al 30% e di crescere del 10% all'anno». I tempi sono grosso modo questi. Il nuovo sistema, infatti, richiede almeno due anni di tempo per entrare a regime. Si parla quindi del 2014. Ed è soprattutto una questione di soldi, come ha detto lo stesso Alemanno. Servono circa 100 milioni l'anno per poter estendere il porta a porta a tutta la città. L'obiettivo del 50% di differenziata non è un miraggio, ma servono tempo e risorse. C'è però un altro nodo da sciolgiere, altrimenti i buoni propositi resteranno solo sulla carta. Si tratta degli impianti di trattamento dei rifiuti. Se si aumentano gli scarti organici che vengono recuperati, parallelamente devono essere costruiti altri impianti di compostaggio, come quello di Maccarese che trasforma i rifiuti in concime. Questo impianto è già stato portato al massimo della capacità. C'è il progetto di costruire un Maccarese2, ma deve essere ancora finanziato. Altrimenti bisognerà portare i rifiuti trattati in altre città e in altre Regioni, con ulteriori costi per la collettività. Costi che senza un contributo da parte del Governo andrebbe a pesare sulla tariffa rifiuti.