Quotazioni troppo basse La vendita può aspettare
Èsolo la situazione di "indefinizione" che rende il titolo così debole ma noi non venderemo se il titolo rimane ai minimi termini, come è attualmente». Così il sindaco Alemanno, grazie anche all'assist indiretto del premier Mario Monti, segna un altro passo in avanti nella complessa vicenda della vendita del 21% delle quote Acea di proprietà del Campidoglio che, ricordiamo, farebbero scendere il Comune dal 50 al 30%. Il presidente del Consiglio aveva infatti detto che «certe privatizzazioni si possono ancora fare ma prima di vendere pezzi di grandi gruppi industriali di stato ci penserei su due volte», anche perché con l'attuale situazione dell'economia, «si tratterebbe di svendere». Alemanno ha colto subito la palla al balzo per chiarire un punto fondamentale nella delicata vicenda che rischia di tenere bloccato il Consiglio comunale per mesi. «Ringrazio il presidente Monti per aver precisato il significato delle sue parole, evitando l'ennesima strumentalizzazione messa in campo dalla sinistra romana che, una volta ancora, ha inventato delle balle». La precisazione di Alemanno e le parole di Monti non smorzano però né la polemica né la contrarietà delle opposizioni alla vendita di quote dell'azienda fiore all'occhiello dell'economia (e dei servizi) capitolini. «È positivo che il sindaco Alemanno, ascoltando il monito del premier Monti, abbia compreso finalmente che vendere Acea in questo momento storico ed economico vorrebbe dire svenderla - dice il capogruppo capitolino del Pd, Umberto Marroni - a questo punto, visto che è stato dimostrato che non ci sono obblighi di legge né tantomeno impellenze di bilancio, gli chiediamo di accantonare la delibera 32 e l'infausta ipotesi di svendita di Acea. È necessario aprire subito una seria discussione sulla manovra economica e il caos bilancio e sull'assetto delle società di Roma Capitale». Confermati comunque sciopero e manifestazione dei sindacati indetti per lunedì. Mentre i consiglieri della Lista civica Rutelli, Gianluca Quadrana e del Pd, Paolo Masini, lanciano una campagna senza precedenti: «In tante capitali europee, nei locali pubblici, l'acqua è distribuita gratuitamente e senza richiesta. A Roma, famosa per acquedotti, fontanelle, nasoni e per un'acqua ad alta potabilità, capita che il sindaco voglia svenderla. Faremo dunque una delibera per garantire che in tutti i bar, i ristoranti e nei locali pubblici, l'acqua sia distribuita, anche senza essere richiesta, e indicando nei menù che la si potrà bere gratis».Sus. Nov.