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Il cacciatore di Provenzano capo della Mobile

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Lunedì l'insediamento di Renato Cortese. Guidava gli uffici di Reggio Calabria

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Dalunedì dirigerà la Squadra mobile di Roma. È il superpoliziotto Renato Cortese, 46 anni, brizzolato, barba e capelli ricci, slanciato e sguardo fermo sull'interlocutore. Sarà lui il nuovo vertice del braccio investigativo della Questura di Roma diretta da Francesco Tagliente. Da qualche mese, lasciata la stessa poltrona alla Mobile di Reggio Calabria, il primo dirigente è stato trasferito a Roma, al Servizio centrale operativo in via Tuscolana. Da subito negli ambienti di via di San Vitale è circolata la sua nomina a capo della Mobile capitolina. Un'indiscrezione che da sola è bastata a creare aspettativa tra gli investigatori, una sorta di entusiasmo sostenuto dalla curiosità che solitamente accompagna certe novità. Non solo. Cortese ha lavorato a stretto contatto con l'ex procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone. E con l'arrivo del magistrato ai vertici della Procura di Roma è sembrato lineare il tentativo di ricreare la stessa asse anche nella Città Eterna. L'operazione è riuscita. La sua fama lo precede. Originario di Santa Severina nel Crotonese, laureatosi all'università La Sapienza, in polizia dall'89 Cortese ha cominciato a distinguersi alla Squadra mobile di Palermo. Ha lavorato alla sezione Catturandi rivelandosi un abile cacciatore di latitanti. Tra gli altri, ha messo le manette a mafiosi come Pietro Aglieri, Giovanni Brusca, Pietro Vernengo, Ciccio Tagliavia, Carlo Greco, Benedetto Graviano, Fifetto Cannella, Salvatore Grigoli, Antonino Tinnirello e anche Gaspare Spatuzza, l'uomo che ha parlato della trattativa dietro le stragi di Capaci, via D'Amelio e del '93. Ha fornito gli indizi necessari ad arrestarne circa quattrocento. Cortese è passato funzionario dello Sco. E nell'aprile 2006, con altri trenta uomini, ha stanato la belva mafiosa che si nascondeva da 43 anni: Bernardo Provenzano. «Quando me lo sono trovato di fronte - aveva spiegato - ho subito capito che era lui. Lavorando per anni su questo obiettivo è come se lo avessi conosciuto da sempre». Un colpaccio che a Cortese e ai suoi ha procurato una promozione. Lui è diventato primo dirigente. Nel giugno 2007 è passato a dirigere la Squadra mobile di Reggio Calabria. E ha collezionato altri successi mettendo dietro le sbarre nomi di spicco della 'ndrangheta, compreso Giovanni Strangio, latitante per la strage di Duisburg, in Germania. Il suo motto: «Credete sempre in ciò che fate perché la determinazione e la caparbietà sono essenziali per raggiungere un obiettivo».

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