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Campidoglio in bilico Commissario in vista

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I partiti pronti a «sganciarsi» per affrontare le elezioni

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Occorreriavvolgere il nastro a circa una settimana fa, quando il sindaco Alemanno ha riunito i presidenti dei gruppi capitolini per cercare un accordo in grado di far ritirare gran parte di quei 160 mila emendamenti su holding e vendita Acea che rischiano di far cadere l'Assemblea capitolina. Il bilancio infatti, collegato alla delibera 32, deve essere approvato entro il 30 giugno. Altrimenti si corre il serio rischio di vedere il Campidoglio commissariato. Una soluzione questa allo studio del centrodestra così come del centrosinistra. Commissariare Roma a dieci mesi dal voto significherebbe "sganciarsi" dall'istituzione ed essere liberi di dar vita a una campagna elettorale che di fatto partirebbe da zero. A guardar bene insomma, il commissariamento farebbe comodo a molti, se non a tutti. Soprattutto al sindaco Alemanno che, nonostante abbia già ufficializzato la sua ricandidatura, potrebbe essere chiamato a ruoli nazionali in vista della costituzione del nuovo soggetto politico che presto prenderà forma e nome. I motivi da avanzare? L'ostruzionismo su Acea, la liquidità delle casse capitoline soggetta ormai al pagamento dei debiti di Regione e Governo, e da ultimo la questione rifiuti che torna irrisolta nelle mani, guarda caso, dei due candidati "in pectore" delle amministrative, vale a dire il sindaco uscente Alemanno e il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti. A pensar male sembrerebbe quasi un voler "bruciare" queste due candidature che si ritroverebbero a dover chiudere Malagrotta a tre mesi dal voto. La questione rifiuti, insomma, è stata (e sarà) decisiva. Anche in questo caso sono sempre più esponenti di partito a chiedersi se non sia meglio commissariare Roma e lasciare fuori dalla campagna elettorale la responsabilità della vendita Acea e della discarica alternativa a Malagrotta. I tempi, comunque, sono strettissimi. Si parla di luglio, ovvero di far cadere l'Assemblea capitolina insieme alla manovra di bilancio o, se il quadro nazionale non dovesse aver ancora trovato la quadra, a settembre, sulla liquidità di cassa. Già, perché quello che accadrà a Roma sarà il laboratorio più importante per la sfida del governo nazionale. E in questo quadro la proposta del vicepresidente della Regione ed esponente di spicco dell'Udc, Luciano Ciocchetti di una «grande coalizione» composta da Pdl, Pd e Udc assume forme e sostanza assai diverse. Basta cambiare il nome dei soggetti coinvolti.

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