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La nuova discarica romana che il prefetto Pecorare vuole collocare a Corcolle, a due passi da Villa Adriana, non scuote solo il governo, ma rischia di creare un caso internazionale.

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Inoltre,l'Ue potrebbe aprire una nuova procedura d'infrazione contro l'Italia, dopo quella per Malagrotta. Eppure, «l'Unesco sembrerebbe disponibile a riperimetrare il confine del vincolo a Villa Adriana. È un fatto molto importante, perché se la discarica fosse collocata all'interno del perimetro da un punto di vista internazionale sarebbe una cosa molto pesante», dice il sindaco Alemanno. Una circostanza che cambierebbe completamente la situazione. In ogni caso Per salvare Villa Adriana, l'eurodeputato del Pd Guido Milana ha inviato a Monti una lettera-appello di 77 europarlamentari di diversi Paesi per chiedere al premier di «non avallare l'ipotesi della discarica a Corcolle». Intanto l'archeologo Andrea Carandini, ormai ex presidente del Consiglio superiore dei beni culturali, annuncia la propria indisponibilità a svolgere un nuovo mandato. «Esistono per ciascuno di noi dei limiti di tolleranza civica e personale. Le ultime notizie giuntemi sulla discarica prevista a Corcolle, straordinariamente gravi per la prossimità a Villa Adriana e alle quali non arrivo a credere, rappresentano la goccia che ha fatto traboccare il mio vaso», scrive Carandini a Ornaghi. Nella lettera, lo storico ringrazia il ministro per avergli per tre volte «espresso e rinnovato la fiducia», «l'ultima dopo lo scioglimento per legge dell'ultimo Consiglio Superiore, quando mi ha chiesto di presiedere il nuovo Consiglio in formazione. Benché fossi stanco, per l'aver retto la presidenza in tempi difficili, ho accolto la proposta per avviare i lavori e a vedere sulla buona strada progetti ai quali tengo, tra i quali quello che riguarda Pompei, ancora non illustrato agli italiani, il che fugherebbe le preoccupazioni che continuano a manifestarsi in Italia e all'estero». Carandini lamenta l'assenza di una politica del governo per i beni culturali e la mancanza d'investimento. Gli appelli sono rimasti vani. I tagli del nuovo governo, come l'esecutivo precedente, non hanno risparmiato il Mibac, anzi. In cassa ci sono solo 85 milioni. Da qui le conclusioni amare: «Torno alle mie ricerche e a forme meno impegnative di partecipazione civile».Dan. Dim.

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