Salasso sui negozianti. Per l'Imu pagheranno il 70% in più dell'Ici
Rimpiangeranno la vecchia Ici, i proprietari dei negozi capitolini. Tra poco dovranno mettere mano nelle tasche e pagare l'Imu (Imposta Municipale Unica). Significa dover sborsare, in qualche caso, anche il 230% in più, vale a dire dai 990 ai 1.230 euro l'anno. Un vero e proprio macigno sta per abbattersi su un settore già profondamente in crisi. Non sono previsti sconti, né agevolazioni di alcun tipo: i negozi e le attività produttive in genere, sono equiparati alle seconde case. Per ora si pagherà l'aliquota stabilita a livello nazionale, pari al 7,60 per mille. Entro il 30 settembre il Comune determinerà la propria aliquota con facoltà di diminuirla o aumentarla fino a un massimo del 10,6 per mille. Il conguaglio tra quanto pagato e quanto dovuto si dovrà effettuare entro il 17 dicembre di quest'anno. I commercianti sono sul piede di guerra, soprattutto per i più piccoli, stretti dalla morsa della crisi e dalla difficoltà di accedere ai finanziamenti, trovarsi a dover pagare anche 1.200 euro in più l'anno di tasse potrebbe significare la chiusura dell'attività. Ma come si arriva ad un simile salasso? Se prima per tutti gli immobili l'aliquota era fissata al 4,6 per mille ora, a livello nazionale, è stata portata al 7,6 con facoltà dei Comuni di stabilire un minimo e un massimo. Si parla di un aumento medio, tra vecchia Ici e nuova Imu, calcolato dalle associazioni di categoria, del 70% con punte del 100% per negozi ubicati in zone di particolare prestigio nel Comune di Roma e addirittura del 273% nel caso di laboratori artigianali in centro. A raggiungere queste cifre ci pensa un calcolo matematico che ha come premessa il fatto che il Governo ha rivalutato, aumentandolo, il valore catastale di tutti gli immobili. Questo valore catastale si misura attraverso il coefficiente che passa da 34 (con la vecchia Ici) a 55 per i negozi, classificati come C1, e da 100 a 140 nel caso di laboratori artigianali (categoria catastale C3). Quanto si pagherà di Imu viene fuori, prendendo ad esempio un negozio, dalla rendita catastale rivalutata del 5% e moltiplicata per 55, poi, mettiamo, per 0,0106 (ossia il 10,6 per mille). Prendiamo il caso di un negozio in pieno centro di 45 mq. con una rendita catastale di 5.635,84, e facciamo il calcolo di quanto verrebbe a pagare con l'attuale aliquota nazionale e con quella massima. Secondo elaborazioni della Confcommercio Roma, se con l'Ici il proprietario pagava 1.408,40 euro l'anno, oggi con l'Imu al 7,6 per mille ne va a pagare 2.473,58, vale a dire il 75,63% in più. Con l'aliquota al 10,6, invece, pagherebbe 3449,98 vale a dire il 145% in più. Prendiamo un negozio, invece, in zona semi centrale, di 50 mq. con una rendita catastale di 3.342,76 euro e l'aliquota al 7,6%. Con l'Ici pagava 421,39 euro, con l'Imu 740,09 con un aumento del 75,63%. Altro esempio, questa volta per un laboratorio artigianale di 24 mq, sempre in pieno centro. Calcolando una rendita catastale di 2.218 euro, quando c'era l'Ici il proprietario pagava 364 euro, ora, con l'Imu, ne paga 973 con l'aliquota al 7,6 per mille (167% in più), 1.358 con l'aliquota al 10,6 per mille, ossia il 273% in più. Infine, facciamo l'ipotesi di un negozio in periferia di 40 mq., rendita catastale 1.124 euro. Con la vecchia Ici il proprietario pagava 185 euro, ora ne dovrà pagare 493 (aliquota nazionale), e ben 688 con l'Imu al 10,6, il 273% in più. Secondo uno studio della Cgia di Mestre, Roma sarà la città più colpita dalla nuova Imu, e a farne le spese saranno i proprietari di case ma ancora di più i negozianti. Particolarmente penalizzate le società costruttrici che, in piena crisi, hanno nel loro patrimonio beni immobili invenduti per i quali va calcolata e versata l'intera imposta mentre con l'Ici erano previste aliquote agevolate.