Aut aut del sindaco "Sì ad Acea o mi dimetto"
«Piuttosto mi dimetto». Così il primo cittadino durante la riunione voluta dal presidente dell'Assemblea capitolina, Marco Pomarici tra il sindaco e tutti i presidenti dei gruppi eletti in Aula Giulio Cesare. «Una frase provocatoria» chiarirà poi nel pomeriggio lo stesso Alemanno ma che delinea il clima nel quale si svolge una delle discussioni più delicate per la via amministrativa (e politica) della Capitale, almeno dai tempi del Nuovo Piano regolatore generale. La delibera 32 comporta infatti una vera rivoluzione dell'assetto delle società partecipate, dall'Atac a Zetema. E soprattutto Acea con la dismissione del 21% delle quote di proprietà comunale. Una partita complessa dalla quale, è probabile, esca anche il nuovo sindaco di Roma. E non per le minacciate dimissioni di Alemanno. Ma per due semplici motivi: il nuovo assetto societario sarà oggetto della campagna elettorale e questo è un vantaggio per il centrodestra perché ditoglie dai nodi di degrado e sicurezza; intorno all'Acea si muovono decine di milioni di euro e un modello di governance che lo stesso presidente di Unindustria di Roma, Aurelio Regina vorrebbe ancora più "liberale" rispetto al piano Alemanno. Sostenere l'una o l'altra posizione in campagna elettorale da parte del mondo imprenditoriale significa spingere per un modello piuttosto di un altro. Così, il sindaco ha aperto al dialogo certamente ma non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro rispetto all'impianto della delibera. Lunedì arriverà un maxiemendamento in grado, almeno nelle intenzioni, di accogliere le istanze più succulente di maggioranza e opposizione. È questa l'ultima mossa disponibile per uscire dall'impasse dei 160 mila emendamenti. Due i punti strategici del maxiemendamento: controllo della holding da parte dell'Assemblea capitolina (e non della giunta) e vietare la vendita delle quote Acea agli attuali azionisti. Le posizioni emerse nel vertice di ieri tuttavia registrano ancora una situazione di stallo. Fermo il Pd. «Abbiamo chiesto il ritiro della delibera - ricorda il capogruppo Umberto Maroni - Finalmente il primo cittadino ha poi ammesso che non vi siano obblighi di legge che impongano la cessione del 21% di Acea o effetti catastrofici sul bilancio rispetto ai mancati introiti derivanti dalla svendita della prima azienda pubblica romana. Di fronte all'atteggiamento responsabile di tutte le opposizioni, comprese Roma in Action e La Destra, a discutere sul bilancio e successivamente a ragionare un riassetto della holding capitolina sono apparse veramente surreali le minacce di dimissioni del sindaco, probabilmente rivolte più alla maggioranza che all'opposizione». Di messaggio interno al Pdl parla il capogruppo de La Destra, Dario Rossin che conferma la contrarietà del partito alla delibera 32. Stesso posizione di Sel e di Roma in Action. Apre invece l'Udc che con il capogruppo Onorato definisce l'incontro con il primo cittadino «un importante passo avanti per mettere da parte questo inutile e dannoso muro contro muro, ma aspettiamo le modifiche annunciate e una profonda riduzione delle aziende capitoline». Un utile messaggio.