Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

La Cisl scarica il Pd romano

Esplora:
default_image

Senza cessione lavoratori a rischio Il segretario romano: addio affido diretto se il Comune non vende il 21%

  • a
  • a
  • a

Lapolitica in questo momento sta creando troppi problemi, perché antepone i propri bisogni a quelli della collettività». La posizione del segretario generale della Cisl Roma Mario Bertone sulla querelle Acea è netta: la privatizzazione del 21% della società non può essere elusa. Bertone chiede così al Pd romano di rivedere le proprie posizioni e cambiare approccio, evitando l'ostruzionismo a oltranza. «Il Partito democratico a livello nazionale ha fatto una scelta, votanto la legge, mentre a livello locale sta portando avanti tutt'altra strategia - spiega Bertone - Io credo che in questo momento la politica ci stia creando dei problemi, perché sta mettendo i propri bisogni davanti a quelli della collettività e l'atteggiamento del Pd romano in Consiglio comunale lo dimostra». Il segretario romano della Cisl, condannando fermamente gli atti intimidatori al Gruppo Caltagirone, entra nel merito della posizione presa dal sindacato. «La legge parla chiaro - spiega Bertone - Il comma 32 del cedreto legge 138/2011 convertito in legge 148/2011 dice espressamente che se entro il 31 dicembre 2015 il Comune non provvede a cedere le quote fino a mantenere al massimo il 30% delle azioni totali, per le aziende a partecipazione pubblica quotate in Borsa gli affidamenti diretti cessano immediatamente. È inevitabile quindi intervenire sull'azienda secondo quanto prevede la legge, senza, ovviamente, che ci siano ricadute sui lavoratori che devono essere garantiti in tutti i diritti acquisiti». Sul concetto di «acqua pubblica» e tutte le conseguenti polemiche che ne sono derivate, Bertone traccia una linea chiara: «Ribadire che l'acqua è un bene pubblico è tanto necessario quanto ovvio: non si può vendere qualcosa la cui titolarità è in capo alla cittadinanza. L'acqua no può essere venduta perché non è nel del Campidoglio né di Acea, ma di tutti noi. Ciò che si vende sono invece delle quote e quindi quello che potrà cambiare è il tipo di gestione del servizio, che dovrebbe migliorare». Nello specifico, secondo Bertone, «con la vendite delle quote cambia il numero degli azionisti». Il segretario romano Cisl ipotizza: «Secondo noi ciascun privato non potrà acquistare più del 2% di Acea: così, è evidente, si riuscirà a mantenere il controllo pubblico e quindi la priorità che rappresenta la tutela del consumatore-cittadino. Inoltre si permetterà l'ingresso di nuove risorse per investimenti, nuove idee per il rilancio dell'azienda». Quel che Bertone auspica è che la privatizzazione «diventi l'occasione perché in Acea si avvii l'apertura a un azionariato popolare e diffuso, con azioni da assegnare a lavoratori e utenti, che volontariamente le possono acquistare. Questo garantisce non solo la governance nelle mani di Roma Capitale, ma anche la funzione sociale dell'impresa». Bertone auspica poi l'apertura di un tavolo a livello comunale sulle questioni emerse nell'assemblea del 7 maggio, quando i lavoratori di Acea «denunciarono il crescente abbassamento del livello di servizio offerto ai cittadini e il degrado delle condizioni di lavoro sia per il precariato che per l'adozione di procedure di mobilità, favorendo al contempo - denuncia il segretario Cisl - il ricorso spregiudicato ad appalti e consulenze».

Dai blog