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Colpo a sorpresa. La banda del buco finisce in trappola

Il buco che i malviventi volevano scavare nella parete del locale accanto

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Il padre criminale voleva insegnare il "mestiere" al figlio. Lui, "cassettaro" esperto, nel '99 già coinvolto nel famigerato colpo al caveau della Banca di Roma a piazzale Clodio, complice di due ex della banda della Magliana come Manlio Vitale e Massimo Carminati, voleva mostragli come sfondare una parete del negozio e penetrare nel bar tabaccheria accanto, in via Giuseppe Gioacchino Belli, a due passi da piazza Cavour. I carabinieri però hanno interrotto la lezione. Hanno arrestato Mario Arciero, 47 anni, il figlio Cristiano, di 18, Antonio Romano (64) e Aldo Panossetti (32). I militari del Nucleo investigativo del colonnello Lorenzo Sabatino lo seguivano da tempo. Arciero era libero ma pure un tipo noto alle forze dell'ordine. Nel 2011 i carabinieri lo presero due volte. La prima, a gennaio: voleva svuotare la «Bottega dell'argento» a Corso Vittorio Emanuele. Un bottino da un milione di euro, andato male perché da quelle parti si erano trovati a passare due carabinieri liberi dal servizio. Due mesi dopo la seconda cattura. Sempre da parte dei carabinieri, del Gruppo di Roma del colonnello La Gala. Il malvivente fu accusato di tredici colpi in boutique del Centro assieme a slavi e polacchi, tra ottobre 2008 e luglio 2009. L'altro ieri, a mezzanotte le manette sono scattate un'altra volta. Arciero aveva studiato bene il piano. Il locale da razziare è attiguo a un ambiente in disuso, vuoto. Situazione ideale: nessun allarme e spazi liberi per muoversi meglio. I quattro si erano attrezzati con trapani, punte particolari e altri attrezzi. Forse Arciero aveva pensato che fosse un gioco da ragazzi, alla portata del figlio diciottenne. Si era portato dietro Aldo Panossetti, con lui anche nel furto finito male all'argenteria. E Antonio Romano, 64 anni. Si alternavano: mentre due erano dentro, gli altri facevano il palo in strada. Dopo un po' il cambio. Hanno avuto il tempo di togliere lo strato di intonaco dal muro e di trovarsi di fronte alla parete di mattoncini. L'avrebbero sfondata entrando nel «Baretto», portando via valori bollati, "gratta e vinci" e soldi in contanti. Invece a osservarli c'erano i carabinieri di via In Selci. Sono intervenuti e li hanno arrestati sul fatto. Le indagini però non sono finite. Gli investigatori vogliono andare avanti. Intendono accertare se il quartetto sia stato responsabile anche di altri colpi con le stesse modalità. Individuando un negozio accanto all'obiettivo da colpire ed entrando in azione. Ultimamente sono state diverse le razzie, sia a bar e rivendite dello stesso genere, sia a negozi con altra merce. Il sospetto è che la firma di Arciero possa essere dietro altri furti. Ad aprile i ladri hanno portato via centomila euro di profumi da un negozio di via Arno, davanti a Porta Pia. I banditi sono entrati da un foro praticato su una superficie spessa circa 40 centimetri. Le telecamere installate all'interno della profumeria li hanno ripresi: avevano in testa il caschetto da speleologo. Qualche giorno prima l'ennesimo furto in un locale di abbigliamento sull'Appia Nuova. I ladri erano entrati nel locale da un foro creato nella guardiola del portiere dello stabile accanto. Circa 80 mila euro il valore della merce asportata.

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