Damiana Verucci Si potrà tornare subito a passeggiare di sera, per le strade della movida capitolina, con una bottiglia di birra in mano e acquistare alcolici dopo le 23.
Lamotivazione? I giudici amministrativi non hanno riconosciuto il carattere di urgenza che deve essere alla base di un provvedimento come l'ordinanza, che perde il suo carattere di eccezionalità, se reiterata nel tempo. Ma soprattutto, si legge nella sentenza, «la motivazione alla base della proroga dell'ordinanza antialcol firmata dal sindaco di Roma non dà sufficientemente conto delle ragioni dell'adozione dell'atto e del perché la situazione non possa essere fronteggiata con mezzi ordinari», ovvero con l'attenzione, per esempio, della polizia municipale. Immediata la reazione del sindaco: «Valuteremo se ricorrere al Consiglio di Stato», le sue prime parole, poi quella che sembra essere un'apertura nei confronti degli esercenti: «Convocherò i responsabili degli esercizi commerciali delle aree della movida per definire insieme una regola che non sequestri interi quartieri per la vita notturna». L'assessore Gasperini ha subito convocato per mercoledì prossimo un tavolo permanente in cui verranno definiti i provvedimenti a tutela del centro storico. Inizia tutto circa un paio di mesi fa. L'associazione di categoria, «Riprendiamoci la notte», nata a metà novembre dello scorso anno, che riunisce un centinaio di esercenti, ha chiamato a raccolta 90 titolari di esercizi pubblici del centro e ha presentato al Tar il ricorso antialcol curato dagli avvocati Manrico Borzi e Nicole Vuistner. «Nel ricorso verso il provvedimento sindacale - spiega l'avvocato Borzi - si è puntato sulla mancanza di motivazione sostenendo che l'amministrazione comunale abbia utilizzato uno strumento nato per fronteggiare esigenze di natura percezionale e straordinaria, rendendolo ordinario attraverso l'utilizzo della proroga». Per il Tar, infatti, la reiterazione di ordinanze con il medesimo contenuto «sembra escludere la presenza della contingibilità ed urgenza della situazione, presupposto necessario per l'esercizio del potere sindacale». Un passaggio della sentenza che ha costituito un assist per l'opposizione capitolina. Dal consigliere Paolo Masini: «tre ordinanze bocciate in tre giorni sono la dimostrazione dell'incapacità della gestione Alemanno», al capogruppo de La Destra, Dario Rossin: «Dopo quella sulle quote rosa arriva un'altra batosta del Tar sull'amministrazione, questa volta sulla sicurezza, quello che dovrebbe essere il punto di forza del sindaco». Non sono mancate le voci del I Municipio. In prima fila Nathalie Naim, che ha ricordato come già da marzo scorso aveva preannunciato l'impugnazione dell'ordinanza e proposto una risoluzione che chiedeva al Comune approvare la delibera per inserire l'antialcol nel Regolamento di polizia urbana. Ancora, i residenti del centro storico: «Un'amministrazione incompetente ed inefficiente provoca un disastro, le cui conseguenze saranno a carico dell'intera città», il commento del Coordinamento residenti città storica. Il Pdl ha rimandato le accuse al mittente. «Ubriaco di demagogia e in preda ai fumi della sospensione dell'ordinanza - le parole di Roberto Cantiani, presidente della commissione Sicurezza - il Pd non riconosce più i veri bisogni dei cittadini e in pieno stato di ebbrezza attacca a testa bassa Alemanno». A cercare di spegnere le polemiche ci ha pensato il presidente di Riprendiamoci la Notte, Fabio Mina: «Non c'è una guerra da parte nostra ma solo la volontà di arrivare un progetto condiviso. Noi siamo in prima fila nella lotta al degrado e pronti ad offrire il nostro contributo propositivo».