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Paura in ospedale Tenta stupro di una sedicenne

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Preso tunisino cinquantenne Cercò di abusare delle figlie

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Leiè romana, ha sedici anni. Lui è tunisino, ne ha 52. Un tizio già incappato in storie simili. Nel 2005 è stato sottoposto all'obbligo di dimora a Latina, accusato di aver tentato di abusare delle sue due figlie minorenni. Un copione che ha rischiato di ripetersi un'altra volta. L'ambiente in cui si svolge la vicenda è il reparto maxillofacciale. Il fidanzato della giovane è ricoverato da giorni. Lei voleva rimanergli accanto. I genitori l'hanno accontentata. Così ha trascorso la notte in reparto, sdraiata su una panchina in corridoio. Ha dormito sonni tranquilli fino alle quattro circa. Poi è cominciato l'incubo. Il tunisino l'avrebbe vista e si sarebbe avvicinato. «Non stare qui, sulla panchina - le avrebbe detto - dormi scomoda. Seguimi, conosco una stanza dove puoi sistemarti». Lei si fida, accetta di seguirlo. Forse non crede che in un ospedale, per giunta a quell'ora, qualcuno possa accostarsi con cattive intenzioni. Girare come un lupo in cerca di una "preda". Sarebbe uno sciacallo. E in effetti pare che lo sia stato davvero. Il tunisino sa come muoversi. Anche se non risulta che in passato la sua insolita presenza sia stata denunciata alle forze dell'ordine, lo straniero dimostra di conoscere bene l'ospedale. Le mostra la stanza e apre la porta. Quando la richiude mostra le sue vere intenzioni. Tenta l'approccio, cerca di toccarla. A quel punto la ragazza non esita. È come se si fosse svegliata di botto e avesse realizzato in che situazione si è messa. Riesce a divincolarsi e scappa. Corre per il San camillo fino a quando non incontra un vigilante. Gli racconta quello che è successo e da quel momento le parti si ribaltano. Da "cacciatore" il tunisino diventa "preda". Ora è lui a essere cercato. E la guardia giurata lo trova. Portato in ufficio, il vigilante avvisa i carabinieri della Compagnia Trastevere del maggiore Massimiliano Sole. Vanno, lo portano in caserma, accertano ai fatti e scatta l'arresto. L'ospedale San Camillo è un "comodo" rifugio di barboni e tossicodipendenti. La struttura è grande, articolata in padiglioni. E non è difficile "perdersi", scomparire alla vista dellla guardiania e rifugiarsi in qualche parte nascosta. Il 23 agosto al padiglione Morgagni fu trovato morto un giovane nordafricano senza fissa dimora. Causa del decesso un arresto cardiocircolatorio. Altre volte, invece, il personale del pronto soccorso ha lamentato la presenza di barboni che passavano la notte nei locali dell'attesa. Una situazione di disagio, per gli operatori sanitari e per gli stessi senza fissa dimora, che la direzione dell'ospedale ha cercato di sanare. Appena tre giorni fa l'ultimo tentativo di violenza su una ragazza minorenne. È avvenuto su via Casilina. I carabinieri della stazione Alessandrina hanno arrestato tre polacchi di 31, 41 e 49 anni accusati di violenza sessuale nei confronti di una minorenne. I tre l'hanno seguita iniziando a deriderla e a importunarla verbalmente. Quando lei ha detto loro di lasciarla in pace, i polacchi l'hanno circondata, iniziando a molestarla e tentando di allungare le mani. A quel punto numerosi passanti e automobilisti hanno chiesto aiuto a una pattuglia di carabinieri. Hanno bloccato i polacchi a poca distanza dal luogo dell'aggressione.

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