Rapina 12 giovani li obbliga a picchiarsi Tradito dal tatuaggio
I ragazzi non sono fuggiti perché un amico era infortunato
Liha rapinati di telefoni cellulari e portafogli ordinandoci sopra. Per incutere maggiore paura, ha detto il suo vero nome ma ha preso in prestito il famigerato cognome Casamonica. E dopo circa 40 minuti di prepotenze ha detto che aveva impegni: «Devo andare a firmare». È stata la frase che lo ha tradito. Claudio Garau, 30 anni, alle 21 doveva presentarsi alla stazione carabinieri di Casalotti, zona dove vive. I militari della Compagnia Piazza Dante hanno passato al setaccio gli schedari, hanno controllato i soggetti che erano sottoposti alla misura cautelare e hanno cercato. I carabinieri però non sapevano l'identità del rapinatore. Disponevano soltanto di un indizio. Il pregiudicato aveva una lettera «esse» tatuata sul collo. E alla fine lo hanno trovato. In caserma è stato di poche parole: «Volevo divertirmi». Per gli studenti invece non è stata una bella esperienza. I fatti sono accaduti il 12 marzo. Quel pomeriggio i ragazzi giocavano tra di loro. Undici hanno tra i 15 e i 17 anni. Uno soltanto ne ha 18. Abitano in zona, si conoscono da tempo. Tra i minori c'era un infortunato, costretto a camminare con le stampelle. È questo il motivo per cui i compagni non sono fuggiti quando è arrivato il malvivente. Non volevano abbandonarlo. Garau li ha minacciati, li ha costretti a consegnargli il telefonino e poi i portafogli sui quali ha orinato, per puro sfregio, mettendosi in tasca meno di cento euro. Ma non è finita. Per spaventare ancora di più ha detto che era un Casamonica, del clan di zingari di cui si conoscono perché alcuni suoi appartenenti sono appassionati di pugilato e altri sono stati coinvolti in storie di droga, usura ed estorsione. Garau ha preteso che i ragazzi si colpissero con schiaffi e pugni. Lo ha definito un divertimento. La violenza non è finita subito. È andata avanti per circa 40 minuti, durante i quali la gente che passava non si è accorta di nulla, i ragazzi non hanno chiesto aiuto né sono fuggiti. Dopodiché la frase: «Me ne vado, devo andare a firmare». Nei giorni successi del fatto qualcuno ne ha parlato sul social network Facebook. Qualcun altro lo ha riferito ai propri genitori. E c'è chi è andato dai carabinieri a denunciare tutto. A occuparsi della vicenda sono stati i militari della stazione San Giovanni. Hanno ascoltato le testimonianze. Hanno chiesto di descrivere il malvivente e alla fine è saltato fuori il dettaglio del tatuaggio sul collo. Sono stati eseguiti accertamenti nella banda dati dei pregiudicati schedati. È stata ricavata una rosa di pregiudicati che potevano corrispondere alle descrizioni. La ricerca è stata circoscritta a coloro che erano sottoposti all'obbligo di firma. E sono arrivati al presunto responsabile. I ragazzi lo hanno riconosciuto nella foto segnaletica e gli investigatori sono a prenderlo portandolo in caserma. Anche nel 2007 Garau fu catturato grazie al suo tatuaggio. Era accusato di cinque rapone a tassisti, a Boccea, Primavalle e al Prenestino. Colpiva sempre di notte. Fermava il taxi o lo chiamva da una cabina pubblica. Si sedeva davanti e, giunto a metà percorso, rapinava il conducente.