Con le flebo sulla sedia. Caos al pronto soccorso
Nelledue sale di attesa per codici bianchi e verdi ci sono almeno venti persone, sempre sulle barelle, che attendono di essere visti da un medico. Lungo i corridoi i parenti dei malati (quelli che sono stati fatti entrare) aspettano di sapere come stanno i loro cari. Ma tra loro ci sono anche gli stessi pazienti che, con l'ago-cannula inserito nel braccio, attendono responsi sulla propria salute. Qualcuno aspetta persino seduto su una sedia con la flebo a fianco. In queste condizioni versa il pronto soccorso dell'ospedale San Camillo. Ieri alle 10,30 erano 92 i pazienti nel Dea. Alle 16 poco meno di 70. Ad assisterli appena 4 medici e 15 infermieri. Sono proprio quest'ultimi a denunciare, insieme agli ausiliari, «una situazione drammatica. Siamo sott'organico. Chiediamo aiuto e la risposta da parte della direzione è che dobbiamo fare silenzio, se non vogliamo ricorrere in provvedimenti disciplinari». Durante il weekend la situazione peggiora in pronto soccorso. Il sabato mancano sia il caposala che il facente funzioni. E a creare ancora più disagi è ciò che accade nei reparti dell'ospedale. Nessuno viene dimesso e non ci sono abbastanza posti letto per chi dovrebbe essere ricoverato. Ed è così che nel pronto soccorso i pazienti sono costretti a sostare sulle barelle, anche lungo i corridoi. La maggior parte di loro sono anziani. Ma capitano anche giovani. Ieri una ragazza, ricoverata per un malore, non ce la faceva a rimanere in quel corridoio con gli altri malati. «Non ci voglio stare sdraiata lì con quella puzza». Non c'è privacy per chi ha bisogno di assistenza. «Se un malato necessita del pappagallo o della padella - raccontano gli infermieri - deve utilizzarlo davanti a tutti». Nella sala esterna adibita agli accompagnatori, i familiari dei malati aspettano con preoccupazione di sapere come stanno i propri cari. «È dalle 11 che siamo qui - racconta la figlia di un paziente - Mio padre è stato ricoverato in codice giallo. Sono le 16 e non ce lo hanno fatto ancora vedere». «Mio figlio è qui da stamattina e stiamo aspettando che venga visitato. Non capisco con quale criterio facciano entrare» racconta una mamma in attesa da mezzogiorno. Gli infermieri non fanno mistero coi familiari dei malati. Ieri per coloro che chiedevano informazioni, la risposta era sempre: «Dentro è un delirio!».