In principio fu il «taglia poltrone», e in effetti il Consiglio di amministrazione di Cotral Spa era composto da sette membri.
Peccatoperò che il budget per gli emolumenti non abbia subito il taglio delle poltrone. Semplicemente è stato «redistribuito». Gli stipendi del Cda di Cotral ammontano a circa ventimila euro al mese: poco più di duemila euro vanno ai due consiglieri «semplici», oltre tremila al vicepresidente, 4.500 al presidente e oltre settemila all'amministratore delegato. Non si tratta di una redistribuzione a grandi cifre, sia chiaro. Ma perché tagliare tutto fuorché gli stipendi dei dirigenti? E soprattutto l'azienda che si occupa del trasporto regionale può davvero pemettersi un «verbalizzante» delle sedute del Cda che a fine anno percepisce uno stipendio a sei cifre? Per una società che «vanta» un buco di oltre 500 milioni di euro a causa dei mancati trasferimenti dalla Regione e che perde decine di corse al giorno non è un bel segnale. Che dire poi del responsabile delle relazioni di Cotral Patrimonio con le società del «gruppo», chiamato forse per rendere più seria la cosa, «responsabile dei rapporti intercompany», anch'egli retribuito con uno stipendio annuale a sei cifre? Ancora più paradossale se si pensa che le relazioni da tenere sono solo con la società madre, la Cotral Spa. E che l'amministratore delegato è Vincenzo Surace in entrambi i casi. Da contraltare, poi, i dirigenti licenziati, come quelli alla manutenzione e al personale e "rimpiazzati" ad interim. In alcuni casi, riferiscono fonti interne, senza l'esperienza necessaria. Piccole cose, direbbe qualcuno. Ma con una società che perde mezzo miliardo di euro e linee guida per il rilancio dell'azienda ancora sconosciute alle istituzioni di riferimento, anche le "piccole" cose diventano importanti. Anzi, determinanti. Tutto poi condito da un presidente, Adriano Palozzi, già sindaco di Marino, incompatibile. In altre parole, l'azienda già in agonia rischia ora di cadere nel baratro. Non a caso si parla di cassa integrazione. Per questo, l'aumento dello stipendio dei membri del consiglio dei ministri, seppure di qualche migliaia di euro, è un segnale che non passa. Lo sanno bene i dipendenti Cotral che nelle motivazioni dello sciopero indetto ieri dall'Usb, hanno messo nero su bianco le contraddizioni dell'azienda. «Questo primo sciopero nell'azienda di trasporto regionale del Lazio segue numerose iniziative finalizzate a portare in primo piano il problema della sicurezza dei lavoratori e degli utenti - spiega la nota sindacale - il Cotral ha infatti adottato una politica di tagli che invece di colpire gli sperperi è andata a risparmiare proprio sul fattore sicurezza, eliminando sul personale l'addetto all'assistenza manovre, figura professionale preposta esclusivamente a far effettuare in sicurezza le manovre degli autisti ai capolinea, e scaricando sui conducenti, tramite un ordine di servizio, la responsabilità sui limiti di affollamento dei passeggeri in piedi nelle vetture senza però dare loro lo strumento necessario per rispettare le disposizioni aziendali. La totale chiusura su queste problematiche mostrata dal Cotral, che rimane sorda anche alle sollecitazioni giunte da parte della Prefettura di Roma, fa pensare ad un azienda concentrata a smantellare e dare in pasto ai privati il servizio di trasporto pubblico regionale, sposando in toto le politiche che vedono aggredire tutti i servizi pubblici». I nodi insomma vengono al pettine. E non sarà indolore. Dan.Dim. Sus.Nov.