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Quelli di Tor de' Cenci si sono già spartiti le casette

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Sonomigliaia le famiglie che vivono a Tor de' Cenci, a pochi metri dall'insediamento sulla Pontina. Per loro il problema sono sempre stati i fumi tossici provenienti dal campo e dovuti alla combustione di pneumatici e della plastica dei fili di rame. Vincenzo è nato a Tor de' Cenci. Oggi ha 51 anni e vive qui insieme alla sua famiglia, alle spalle della caserma dei carabinieri. «L'aria è irrespirabile. Quando cala il vento, l'odore è insopportabile tanto che dobbiamo chiudere serrande e finestre». Anche Katia Marincioni abita a Tor de' Cenci da quando è piccola. «Negli ultimi due anni i fumi si sono intensificati - denuncia - Dalla mattina alla sera, anche più volte al giorno. Respiriamo sostanze pericolose che provocano irritazione agli occhi e alle vie respiratorie. Questa diossina ci sta uccidendo. Mio padre è morto per un tumore al polmone». «I cittadini si sono mobilitati in tutti i modi per avere più controlli e chiedere il trasferimento del campo» racconta Guido Basso, presidente del Comitato di quartiere Tor de' Cenci-Spinaceto. «Nella zona del mercatino di Tre Pini sono spariti molti tombini e le ante di lamiera dei contatori - aggiunge Massimo Tesei, vicepresidente del Cdq - All'ordine del giorno anche la caccia ai rifiuti nei cassonetti. Sono stati persino saccheggiati i contenitori della Caritas». Gli stessi rom, oltre 450 regolari, non vedono l'ora di andarsene via. Halid Omerovic rappresenta una delle due famiglie di etnia bosniaca che vivono nel campo insieme ai macedoni. «Ci sono voluti quasi due anni per convincere tutte le persone che vivono nel campo a trasferirsi. Ho raccolto e depositato le firme di tutti. A La Barbuta abbiamo già suddiviso il campo con i rom che vivono in quelle zone». Nel campo nomadi sulla Pontina vivono anche degli irregolari. «Rubano e spacciano. Ci creano solo problemi» ammettono alcuni rom. «Daremo loro assistenza, ma non saranno trasferiti a La Barbuta» assicura il vicesindaco Sveva Belviso.

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