Sala si concede il bis
«Vinto un referendum» La bassa affluenza (68%) premia i democratici
Ben4.219 i consensi (pari al 43,25%) rispetto ai 4.067 voti di Massi. «La missione di buttare giù Sala è fallita - dice ironicamente il sindaco - ringrazio tutte le persone che hanno riconfermato la fiducia nella mia persona. Indubbiamente saremo in grado di governare bene. È stata una bella battaglia, dura ma gratificante, dove tre candidati si sono concentrati contro uno, diciamo che si è tratto di un referendum. Adesso proseguiremo senza sosta con il lavoro che mai abbiamo abbandonato». L'ex vicesindaco Elena Carone ha preso un seggio all'opposizione e una rosa di 1.097 voti. A bocca asciutta invece l'imprenditore Fausto Di Benedetto che con 370 preferenze non avrà posto in Consiglio comunale. Bassa l'affluenza alle urne per Bracciano che ha registrato un 68,08 % rispetto al 77,57 per cento di maggio 2007, quando vinse sempre Giuliano Sala eletto con il 45,4% di consensi in una cittadina che oggi conta ben 14.222 elettori. Una bassa affluenza forse dovuta al tenore della campagna elettorale, dove le reciproche coltellate e qualche colpo basso degli ultimi mesi hanno probabilmente maldisposto l'elettorato. Una corsa a quattro: «Unione democratica Bracciano» che ha sostenuto il vittorioso sindaco Giuliano Sala, «Bracciano è Tua» con Alfredo Massi portato dal Pdl, «Popolari con Baccini» che ha rispolverato Fausto Di Benedetto e Bracciano bene comune, col candidato Elena Carone. Era il 2007 e Giuliano Sala, attuale sindaco uscente di centrosinistra, vinceva con 4.605 voti pari al 45,4% cento di consensi rispetto a 12.968 elettori e un affluenza alle urne che ha sfiorato l'80%. Il fiato sul collo, senza esito positivo, a Sala l'hanno messo i due contendenti di centrodestra i quali, arrivati spaccati alla meta, cinque anni fa, gli hanno regalato la vittoria: Patrizia Riccioni incassò 3.846 voti e Alfredo Massi 1.192 pari rispettivamente al 37,9 e 11,8%. A queste comunali Massi e Riccioni sono andati a braccetto ma il fotofinish non è cambiato. Si è litigato da entrambe le parti, con evidenti spaccature. Dopo un quieto vivere animato da qualche lite fisiologica, in casa Sala sono arrivate le dimissioni del vicesindaco Elena Carone, ambientalista ed esponente Sel che ha deciso di far naufragare l'intesa di fronte «alla politica dei rifiuti», cioè rispetto alla decisioni della Bracciano Ambiente di gestione futura della discarica di Cupinoro. Carone, dunque, ci ha messo pochi minuti a dipingere Sala come il «re dei rifiuti», soffiando su una vela fatta di slogan ambientalisti. Comunque si è messa in gioco. La discarica, secondo le aspettative di Sel e Prc, avrebbe dovuto chiudere. Dunque i primi a sguainare le armi sono stati loro, che portando come bandiera il ritornello «rifiuti zero» si sono opposti alla gestione della mega discarica Cupinoro-bis: «Non vogliamo che Bracciano sia la città dei rifiuti» disse il coordinamento Sel quando la Carone chiuse la porta decidendo, qualche tempo dopo, di correre in solitudine. Alfredo Massi, invece, è riuscito a far convergere quasi tutte le forze di centrodestra strappando il simbolo Pdl a Di Benedetto, unica e fastidiosa spina nel fianco di Massi che con decisione ha rivendicato fino all'ultimo minuto di campagna, l'appartenenza ai Cristiano Popolari tra le formazioni costituenti del Pdl. Massi deve proprio a Di Benedetto la sua sconfitta, una defezione che ha pesato con tutti i suoi 370 voti. Poteva essere la volta buona per il centrodestra che ha annusato per un attimo la vittoria per poi ricadere all'opposizione. C. R.