Il fronte dell'acqua occupa i musei L'ira di Alemanno: basta menzogne
Circacento attivisti del Coordinamento Romano Acqua Pubblica e della Libera Repubblica Romana hanno ieri mattina prima occupato piazza del Campidoglio e poi i Musei Capitolini per protestare contro la privatizzazione di Acea. Nel primo round hanno srotolato due striscioni dalle scale di fronte alla statua del Marco Aurelio con su scritto «Roma non si vende» e «In difesa dell'acqua e dei servizi pubblici locali». A seguire il blitz ai Capitolini, appunto. Un gruppo di manifestanti s'è affacciato al balcone srotolando un altro striscione di protesta lungo 15 metri. L'iniziativa voleva lanciare la grande manifestazione di domani «contro la dismissione dei servizi pubblici previsti dalla manovra di bilancio della Giunta Alemanno» hanno ribadito quelli del Coordinamento. Una mattinata davvero convulsa anche perché in aula infuocava il dibattito sulla delibera 32 che prevede, appunto, la costituzione della holding di Roma Capitale che stabilisce la vendita del 21% delle quote che l'amministrazione possiede della società Acea. «Ai vari comitati dico: basta con le menzogne, non dite sciocchezze. Qui stiamo facendo un atto di responsabilità assolutamente necessario»: questa la risposta del sindaco Alemanno, a margine di un evento in Campidoglio che se la prende con l'opposizione in particolare con una frase riportata sui manifesti del Pd in giro per Roma: Alemanno vuole svendere l'acqua dei romani. Il pd dice no. «Questa è una balla totale, non è vero niente - ribatte il sindaco sul suo blog a proposito della vendita del 21% delle quote azionarie Acea di Roma Capitale - L'azienda oggi è detenuta al 51% dal Comune e al 49% dai privati. Una legge votata anche dal Pd oltre che da Pdl e Udc, ci impone di scendere, entro il 2013, sotto la maggioranza delle azioni. È un'imposizione assoluta: se non la rispettiamo perderemmo dei diritti come per esempio l'illuminazione pubblica che farebbero perdere ad Acea 750 milioni. In tutte le società pubbliche lo Stato è presente attorno al 30%. È chiaro che il 30% garantisce al Comune il controllo dal punto di vista della governance e che noi non venderemo a chi è già socio dell'Acea che non è interessato e che comunque avrà un divieto specifico a poter acquisire azioni». Il sindaco sottolinea invece che il Comune incamererà «250 milioni che servono ad investimenti» e non svenderà la gestione dell'acqua nelle mani della sottocontrollata Acea Ato2 «in cui il Comune è presente direttamente». L'operazione è fatta nell'interesse degli utenti «anche per avere bollette meno care, servizi più efficienti che oggi non sono a un livello accettabile» sottolinea il sindaco «faremo di tutto affinché siano i cittadini i protagonisti per fare una vera public company di cui la proprietà sia realmente popolare». Il dibattito sulla delibera 32/2012, legata al Bilancio 2012, per la creazione della Holding capitolina e la vendita di parte della quota azionaria comunale di Acea (21%) è proseguito per tutto il giorno. La maratona entrerà nel vivo la prossima settimana.