Serrande abbassate per quelli storici
Quasitutti. Chi vuole può andare a fare shopping, troverà serrande alzate soprattutto in centro storica e in Prati. Nelle arterie del commercio più periferiche (Appia Nuova, Tiburtina, Marconi, per fare qualche esempio) probabilmente qualcuno deciderà di non aprire negozio. Ma, la maggioranza, lavorerà nel giorno della festa dei lavoratori. Lo farà, non senza polemiche. Forse costretti da una logica malata che funziona più o meno così: se il negozio a fianco alza la saracinesca anche io la alzo. E così si crea l'effetto domino. Effetto che non piace alle associazioni di consumatori che vedono l'apertura straordinaria delle attività commerciali un boomerang in termini economici. «Nel giorno della Festa del Lavoro l'appello ai nostri associati è a chiudere i negozi, perché non è vero che più si sta aperti e più si incassa. C'è la crisi», dice il presidente della Confesercenti di Roma Valter Giammaria. «Noi siamo per il rispetto delle festività religiose e civili - spiega - ed è assurdo che siamo gli unici in Europa a stare aperti 365 giorni all'anno. Vorremmo che a Roma e in Italia si ritornasse alle buone regole. Per evitare la distruzione completa delle pmi - conclude - chiediamo la revoca di queste liberalizzazioni, dannose per il commercio di vicinato». «Riteniamo che in un momento come questo di contrazione delle spese, in cui i negozi fatturano di meno, rimanere aperti domani aumenterebbe solo i costi. Sono sicuro che, forse ad accezione di qualche esercizio del centro storico, la maggior parte dei negozi di Roma non aprirà», spiega invece il presidente della Confcommercio di Roma Giuseppe Roscioli. «Aprire sarebbe solo un aggravio economico - prosegue Roscioli -. Abbiamo contestato il provvedimento sulle liberalizzazioni quando è stato emanato e ribadiamo la nostra posizione alla vigilia del primo maggio: va a vantaggio solo dei centri commerciali. E anche molti di questi, a quanto ci risulta, domani rimarranno chiusi». Chi ha deciso, invece, di restare chiuso sono i proprietari dei negozi storici. «Le liberalizzazioni? Un passo indietro per l'umanità. Il valore del riposo è stato da sempre rivendicato. Con la liberalizzazione delle aperture domenicali e festive si sottraggono le mamme commesse e i titolari di negozi alle loro famiglie, sfaldando la prima tra le forme sociali», dice Giulio Anticoli, presidente di Botteghe Storiche di Roma annunciando per oggi: «Negozi chiusi per tutelare la famiglia». «Il commercio nel corso degli anni ha perso e continua a perdere diritti acquisiti. La liberalizzazione degli orari di apertura rischia di compromettere ancora il settore». Fab. Per.