Nell'anno bisestile anche le fave hanno la luna storta
Questala sorpresa del Primo maggio quando fave e pecorino saranno co-protagoniste nei barbecue in giardino (perturbazione permettendo), nei pic nic e al ristorante, nel segno della più classica delle tradizioni. Per le fave non è un anno particolarmente fortunato dal momento che - sottolinea Coldiretti - tra leggenda e climatologia l'anno bisestile determina un attaccamento al contrario del seme all'interno del baccello, con il filetto rivolto verso il basso, che si traduce in campagna in una resa produttiva inferiore rispetto al solito. Sembra perciò che anche le fasi lunari abbiano una qualche influenza nel determinare questa particolarità sull'immancabile compagno delle gite fuori porta. Le fave sono presenti nei menù di molti agriturismi dove in giornata dovrebbero trovare ospitalità migliaia di persone ma per il loro acquisto Coldiretti consiglia, per garantirsi un prodotto di qualità - riusciti a mantenere prezzi stabili al dettaglio tra 1,50 euro e 2,50 al chilo - di accertarsi al momento dell'acquisto che il baccello della fave sia turgido, di colore brillante, senza macchie e di forma regolare. Ad aumentare la qualità e valutarne la freschezza è lo "schiocco" che deve fare il baccello quando lo si spezza. Le fave sono ricche di proteine, fibre, vitamine A B C K E PP e sali minerali, hanno una riconosciuta azione di drenaggio dell'apparato urinario e tra i legumi sono i meno calorici, per 100 grammi di fave fresche l'apporto è di 37 chilocalorie. Buone quindi ma non per tutti. Il legume infatti è vietato per i soggetti affetti da favismo anche se uno studio d'Oltralpe ha selezionato fave a bassissimo contenuto di componenti tossici per soggetti carenti dell'enzima G6PD. Nell'abbinamento con il pecorino la fava cruda esalta il meglio di sé. «Sono prodotti - sottolinea Massimo Gargano presidente Coldiretti Lazio - della tradizione agroalimentare in particolare del nostro territorio dove vanta una tradizione antica dai tempi dei romani». Stesso discorso per i pecorini. «Non c'è che l'imbarazzo della scelta - fa notare il direttore regionale dell'organizzazione agricola Aldo Mattia - tra quelli che hanno ottenuto la protezione comunitaria come denominazioni di origine. Romano, Sardo, Siciliano, Toscano e per ultimo di Filiano». Insomma nell'anno bisestile della crisi economica la luna storta è di moda. Non solo tra le fave. Cinzia Tralicci