La giunta Alemanno compie quattro anni
Eraentrato nella storia. La Capitale aveva il suo primo sindaco di centrodestra. Oggi verrà presentato il bilancio dei quattro anni di mandato: 1.460 giorni in cui davvero è accaduto di tutto. Dall'esondazione del Tevere alla neve, ma soprattutto una congiuttura economica mondiale che, di fatto, ha smorzato molti dei sogni nel cassetto del centrodestra. Sogni che con diversi quadri finanziari, è bene ricordarlo, si sarebbero potuti realizzare, dalla Formula 1 alle Olimpiadi 2020. Così non è stato e Alemanno ha dovuto fronteggiare una tempesta con una strumentazione ancora praticamente ignota. E amministrare la città più grande d'Italia e tra le più complesse al mondo, non è cosa da poco neanche per il comandante più esperto. Diverse volte lo stesso primo cittadino ha ammesso di aver compiuto qualche errore, soprattutto sulla scelta dei manager nelle aziende capitoline. Il primo «scandalo» arriva infatti con la parentopoli in Ama e Atac. Nulla di più o di meno rispetto a quanto fatto dai tempi dell'Impero a oggi. Semmai si è fatto "troppo" e subito. Intanto il primo punto si metteva a segno con la rescissione del maxi appaltone della manutenzione stradale alla Romeo per milioni di euro. Su strade e illuminazione cominciava, silenziosamente, una vera rivoluzione. Su scuola e sociale si è mantenuto senza rancore quanto di buono era stato fatto dalle precedenti amministrazioni e si è andati oltre, correggendo il tiro ad esempio sulle sezioni multietniche e avviato progetti importanti a sostegno delle famiglie. Urbanistica e casa avranno adesso, negli ultimi dieci mesi di mandato, i loro effetti migliori. A partire dalla svolta di Tor Bella Monaca. Sui trasporti e sui rifiuti, tallone d'achille di ogni amministrazione, si è mantenuta la rotta delle nuove metropolitane e sull'incremento della raccolta differenziata. Sicurezza e decoro. I due cavalli di battaglia di Alemanno hanno traballato, anche se la chiusura del Casilino 900 ha rimarginato una ferita di decenni. La domanda da porre, a dieci mesi dalle elezioni, è se davvero il centrodestra ha risposto alle aspettative di un elettorato per decenni "represso" all'opposizione. E soprattutto chiedersi perché rivotare lo schieramento oggi alla guida del Campidoglio. Domande che tutti gli elettori del Pdl si pongono e alle quali il sindaco, e la maggioranza Pdl, devono (e possono) dare una risposta. In appena 10 mesi. Sus. Nov.