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Si sente male, arrivano i pompieri

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L'ambulanza non può accedere alla casa. Necessario l'intervento del 115

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Leperipezie, per la famiglia Di Ruocco, non sono più solo burocratiche: «Quando mamma si è sentita male abbiamo dovuto aspettare che arrivassero i pompieri col camion ragno – spiega la figlia Romina – dopo il ricovero è tornata a casa, ma per il rientro abbiamo dovuto ingegnarci da soli, facendola salire su una scala di legno, nessuno ci ha aiutati». È successo giovedì pomeriggio, nel giorno in cui – scaduto il termine dei lavori disposti dal giudice – la famiglia ha blindato anche l'ultimo accesso alla villetta di sua proprietà, al civico 62 di via Sars, nel XII Municipio. Mamma Concetta, malata di cuore e invalida al 67%, ha accusato un grave malore. Per i medici del 118 il lavoro non è stato semplice: «Hanno raggiunto mamma scavalcando il cancello – racconta Romina – e quando si sono resi conto che era necessario il ricovero è stato il caos». In pochi minuti sono arrivati polizia, carabinieri, vigili del fuoco, i quali a loro volta si sono visti obbligati a chiamare altri soccorsi: «Abbiamo aspettato un secondo camion dei pompieri, questa volta munito di scala, grazie al quale è stato possibile raggiungere mamma dal giardino». Si è arrivati a questo punto dopo l'ultima sentenza del Tribunale che, al termine di una disputa pluriennale tra vicini di casa sull'utilizzo in via esclusiva della strada, ha disposto la chiusura di entrambi gli accessi all'abitazione dei Di Ruocco, ai quali non è stato riconosciuto alcun passaggio in servitù. Errori nella difesa, documentazione contrastante fornita dal Municipio, questa famiglia rivendica la fondatezza della sua versione: «La prima causa l'abbiamo persa solo perché sono cambiate le richieste della controparte, da un semplice arretramento dei cancelli si è arrivati a pretendere il riconoscimento di via Sars come strada privata». In appello «il Municipio non ha riconfermato il passaggio in servitù, come invece risultava anche al catasto». Infine l'inammissibilità del ricorso in Cassazione «per vizi di forma quindi non di merito». Il 2 aprile scorso è stato murato il primo cancello, utilizzato per il transito dei veicoli. Per l'altro, quello pedonale, stando a quanto riferito dai periti era questione di giorni: «A quel punto – dice la signora Concetta – non ne potevamo più: ogni giorno eravamo obbligati a vivere l'incubo che gli operai arrivassero per murare tutto, magari con noi fuori». Così, nell'ultimo giorno utile per ottemperare alla sentenza, hanno provveduto loro stessi: «Abbiamo chiuso noi anche l'ultimo cancello, per dimostrare cosa avrebbe significato applicare per filo e per segno questa sentenza assurda, che limita la libertà personale e la proprietà privata». L'appello, ora, è rivolto a chiunque possa aiutarli: «Non si può lasciare una famiglia murata viva in casa con una donna malata, non c'è sentenza che lo possa consentire».

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