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Tangenti a Trastevere Agente e geometra restano ai domiciliari

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IlRiesame respinge le scarcerazioni Un indagato: hanno sbagliato persona

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Ilgeometra Francesco Belmonte e il vigile urbano Giancarlo Vicari, coinvolti nell'inchiesta sulle presunte mazzette agli agenti da parte di imprenditori di Trastevere, anche ieri hanno ricevuto un no alla loro scarcerazione dal Tribunale del Riesame che doveva decidere se revocare la misura cautelare degli arresti domiciliari. Dopo aver incassato il no da parte del gip, i due indagati dovranno attendere che i rispettivi avvocati leggano le motivazioni dei giudici del Riesame prima di poter sperare di ottenere un sì alla richiesta di scarcerazione dalla Suprema Corte. A non aver chiesto la libertà al Tribunale è stato invece il secondo vigile urbano, Duilio Valente, coinvolto anche lui nelle indagini del procuratore aggiunto Alberto Caperna e dei pubblici ministeri Laura Condemi e Ilaria Calò e finito agli arresti domiciliari. «Faremo di tutto per dimostrare l'estraneità del mio assistito - ha dichiarato l'avvocato dell'agente Vicari, il penalista Antonio Petrongolo - che gode dell'affetto dei colleghi». Il vigile urbano Vicari è definito dagli altri agenti «il tedesco» per la sua «rigidità» e per il rispetto delle regole, definizione che è stata data dal geometra indagato, e agli arresti domiciliari, Francesco Belmonte durante l'interrogatorio di garanzia. Lo stesso difensore del vigile urbano ha già annunciato che appena leggerà le motivazioni del Riesame presenterà ricorso in Cassazione. Alla base della decisione dei giudici, comunque, ci sarebbe l'episodio di giugno scorso, quando Vicari si presentò in via della Luce negli uffici dei Bernabei per un ennesimo sopralluogo mirato ad accertare l'esistenza di un abuso edilizio «nonostante i lavori fossero già terminati», come ha scritto il gip nell'ordinanza di custodia cautelare: l'indagato, per la procura, aveva già verificato la fine lavori un anno prima. Nell'inchiesta, oltre ai due vigili e al geometra, sono coinvolti altri agenti della Polizia Roma Capitale, che sono indagati a piede libero: il gip Filippo Steidl ha infatti respinto la richiesta d'arresto avanzata dai magistrati. Uno tra questi, accusato di aver preso mazzette a Trastevere, quando è stato sentito dai magistrati, ha affermato che i suoi accusatori, secondo lui, hanno sbagliato persona e che quindi non può aver commesso alcun reato. Dopo aver ascoltato il dispositivo del Riesame, l'avvocato del geometra, il penalista Danilo Laurenti, ha deciso di conoscere prima le motivazioni che hanno convinto i giudici a lasciare il suo cliente ai domiciliari e poi di presentare ricorso in Cassazione. L'inchiesta della procura, comunque, non si è ancora fermata, tanto che i magistrati stanno continuando, insieme ai carabinieri di via In Selci, ad esaminare la documentazione sequestrata le scorse settimane sia nelle abitazioni degli indagati, sia nell'ufficio del Gruppo della Municipale dove lavorano le divise coinvolte. A far scoppiare le indagini l'esposto dei fratelli Paolo e Silvio Bernabei, gli imprenditori trasteverini che già nel 2004 presentarono le prime denunce.

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