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Tifosi e Acrobax alleati per gli scontri

Una vetrina presa a martellate durante il corteo degli indignati

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Ultras della Roma, aderenti al centro sociale Acrobax e ai Comitati di Lotta per la casa. Tutti insieme agli scontri scontri di Roma il 15 ottobre 2011. Cattivi e violenti. Lo scrive il gip Riccardo Amoroso nell'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di ventidue indagati. Tra loro, agli arresti domiciliari gli estremisti giallorossi Massimiliano Zossolo e Giacomo Spinelli, rispettivamente di 28 e 20 anni. Inbvece, con l'obbligo di presentazione in caserma (tutti i giorni, dalle 15,30 alle 16,30) Emanuele Bonafede, 28 anni, Francesco Cesario, di 58, e il boliviano Richard Ruben Yave Condori (34), di Acrobax e altri movimenti. A vario titolo, sono accusati di aver preso parte a tre distinti momenti della guerriglia urbana: l'irruzione al supermercato Elite in via Cavour, l'assalto al blindato dei carabinieri e gli scontri in piazza San Giovanni in Laterano. A ritenerli presunti responsabili le indagini della Digos di Lamberto Giannini e dei carabinieri della sezione Anticrimine del Ros diretta dal colonnello Massimiliano Macilenti. Le telecamere degli investigatori riprendono la scena dell'irruzione all'Elite, «iniziativa preordinata - scrive il Gip - dagli appartenenti al centro sociale Acrobax, movimento anarchico impegnato nelle politiche sociali per la tutela delle classi sociali più povere». Sono le 14,10. Armati di palo, due col volto travisato sfondano una vetrina. Un cordone di manifestanti si piazza davanti all'entrata del market: vuole coprire chi entra, danneggia gli interni e porta via generi alimentari. Gli investigatori riescono a documentare gli spostamenti di Cesario e Condori. Individuano e indagano (ma non sottoposti a misure cautelari) Nadia Vecchioli, Fabrizio Lisci e Piero Rossi. I primi due sono facce note per aver fatto parte di Lotta per la casa. La loro residenza è in uno stabile occupato, in via Casale de Merode, dove abitano pure Nadia Vecchioli, una signora di 47 anni, e Piero Rossi. Dopo l'Elite, la furia colpisce l'ufficio postale qualche civico più giù. Tra gli altri, Digos e Ros identificano Emanuele Bonafede. È residente ad Acilia, già noto per l'imbrattamento della sede Finmeccanica (29 marzo 2011) e per aver preso parte a un presidio No-tav alla stazione Tiburtina, il 6 ottobtre 2011. Polizia e carabinieri lo avrebbero identificato perché offeso alla mano destra. Alle 18, in piazza San Giovanni, gli indignati distruggono e danno fuoco al furgone dei carabinieri. Gli investigatori fanno foto e video. Prima c'è il lancio di sampietrini, poi l'apertura dello sportello laterale. Un palo viene scagliato contro il militare Fabio Tartaglione che riesce a scappare salvandosi la vita. Per il giudice la mano è Giacomo Spinelli: «Si è introdotto nel mezzo colpendo al volto il militare». Spinelli parla al telefonino con un amico: «Vieni alla camionetta che sta brucià». Lui è un ultras della Roma, il 6 ottobre 2001 ripreso dagli investigatori nella curva sud dello stadio Olimpico durante la partita col Milan. Circostanza in cui sono stati filmati anche gli altri due ultrà Emanuele Zossolo e Gino Vasselli (indagato). Secondo l'accusa, armato di mazza anche Zossolo assalto al blindato. Vasselli, invece, con un palo della segnaletica stradale «minaccia le forze dell'ordine». Le indagini continuano.

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