"Giovani medici schiavi a due soldi"
«Schiavizzandi» anziché specializzandi. Così si sono ribattezzati i giovani camici bianchi. E sono neri. Anche se ieri è arrivata la notizia del dietrofront sulla tassa sulle borse di studio. Con la commissione Finanze della Camera che ha approvato un emendamento al dl fiscale che esenta la formazione dal pagamento Irpef, tassazione decisa dal Senato per le borse di studio superiori agli 11.500 euro. Ma gli specializzandi - importante fetta della forza lavoro in ospedale, studenti sulla carta - sono come San Tommaso. «Aspettiamo a cantare vittoria e confermiamo il sit-in (stamattina ndr.) a Montecitorio» dicono i futuri neurochirurghi Vincenza Maiola, Pasquale Donnarumma e Demo Dugoni,specializzandi all'Umberto I, radunati all'Umberto I dove hanno incrociato le braccia. Con Valentina Romeo, specializzanda in chirurgia d'urgenza venerdì hanno aperto il forum su facebook Asmel Federspecializzandi Roma subito caldissimo perché, spiegano «al netto delle tasse universitario e l'Enpam resterebbero 1.000 euro». A Montecitorio arriveranno da tutt'Italia, una parte dei 25 mila specializzandi, mille alla Sapienza. «Una carovana di 800 da Napoli - dice Donnarumma - 4 pulman da Siena, 2 da Catanzanzaro e verranno da Milano, Padova, Firenze e Foggia». Guadagnano 5,6 euro l'ora, e lavorano ben oltre le 38 ore settimanale, coprendo 75 turni di guardia l'anno, feste comprese. «Il nostro ruolo di medici in formazione è spesso travisato» hanno scritto in una lettera ai pazienti, cui chiedono «appoggio». E tappezzato di fotocopie l'Umberto I con il documento elaborato su internet con la collaborazione di tutti. «Siamo utilizzati come manodopera a basso costo - scrivono - lasciati soli a gestire la routine di reparti ed ambulatori, con un grave danno alla nostra formazione e alla qualità delle cure». Quanto vale il loro lavoro? «Lo specializzando rappresenta l'ossatura del sistema sanitario, copre i vuoti d'organico, arrivando a lavorare fino a 12 ore al giorno, guardie notturne e festive comprese». E la formazione? «Frequentemente approssimativa - confessano - lasciata alla buona volontà del singolo con studio e ricerca svolti nel poco tempo libero a disposizione». Altro che specializzandi. Sono trattati come lavoratori dipendenti, ma senza diritti. «Anche dal punto di vista economico, il contratto con cui veniamo assunti (a tempo determinato) è molto poco generoso: notti, turni festivi, reperibilità non retribuiti, divieto dell'esercizio professionale al di fuori del nostro Policlinico Universitario, senza nemmeno tredicesima». Eppure in reparto restano «ben più delle 38 ore settimanali previste» e «gli traordinari non ci vengono retribuiti». Insomma il lavoro extra, «viene svolto unicamente per dedizione ai bisogni dei malati e passione per la nobile professione che abbiamo scelto». E se si sbaglia? «La nostra tutela assicurativa da parte della struttura non appare mai sufficientemente chiara, così come le responsabilità di cui siamo investiti». L'alternativa, la fuga. «Le altre Nazioni esercitano un grande appeal. Non c'è tassazione sulle borse di studio e da alcuni anni registrano un significativo incremento di giovani medici, formati a spese dello Stato italiano che emigrano e non tornano».