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Una legge speciale per le case degli enti

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Pioggia di lettere dell'Enasarco agli inquilini per la vendita di 78 complessi immobiliari

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Oltrecinquantamila famiglie vivono ancora nel "limbo" delle cartolarizzazioni. Ovvero di decine di migliaia di immobili di enti previdenziali che, dal 2001, hanno avviato la dismissione. Sono 16 i maggiori enti che hanno proprietà, per il 90% ad uso abitativo, praticamente in tutta la Capitale che, in quanto tale, conta il maggior numero di inquilini di immobili cartolarizzati d'Italia. L'ultima tranche di lettere ufficiali per attivare il diritto di prelazione da parte dell'inquilino è partita in questi giorni. Si tratta di ben 78 complessi di proprietà dell'Enasarco. Una lettera, per la maggior parte degli inquilini, attesa da anni ma che, probabilmente, in un momento come questo, in cui accedere al credito per l'acquisto di una casa è più difficile che mai, rappresenta una vera spada di Damocle. Non acquistare la casa significa infatti avere un nuovo proprietario e nonostante i vincoli previsti dalla legge su affitto calmierato e la possibilità di rinnovare il contratto per nove anni, dover comunque cercare un'altra abitazione. «Si tratta di una vera emergenza abitativa - commenta il delegato del sindaco alla dismissione degli enti, Cristiano Bonelli - alla quale il Campidoglio può e vuole dare risposte. A tal fine abbiamo costituito squadra di lavoro, insieme ai consiglieri capitolini Berruti, Cassone e Guidi per creare un piano di intervento in grado di gestire una situazione che dal punto di vista sociale può trasformarsi in un dramma». Diversi gli aspetti da affrontare con urgenza (e per questo si sono già tenute più riunioni anche dal prefetto). In molti casi infatti gli immobili versano in condizioni difficili in termini di manutenzione. Chi paga cosa? L'ente, in genere, si affida a una società esterna per lo svolgimento delle pratiche di vendita. Una cessione che di fatto si traduce in una vacatio (che può durare anni) nella quale tutto può davvero accadere. Anche che occorrano dei lavori urgenti da eseguire. Ma poi il conto chi lo paga? «Il Comune non si è tirato indietro e da tempo stiamo lavorando non solo alla mediazione anche con i sindacati - continua Bonelli - ma allo studio di strumenti normativi in grado di incidere sulle procedure della dismissione. I numeri parlano da soli, oltre 50 mila famiglie non possono non rappresentare una responsabilità per l'amministrazione. Per questo, chiederemo al Governo di inserire nella riforma di Roma Capitale anche strumenti di intervento sul patrimonio immobiliare degli ex enti in modo da poter intervenire con maggiore incisività». Il Campidoglio insomma si trasformerebbe da mediatore in parte attiva. Questo non solo perché 50mila famiglie si traducono presto in circa 150mila persone, vale a dire una piccola città di provincia, ma anche perché se uno stabile mostra problemi di agibilità, come ad esempio quello della Cassa ragionieri in viale Somalia (980 appartamenti) è il Comune che deve provvedere alla messa in sicurezza nell'attesa che il proprietario intevenga o, nei casi più estremi, a una sistemazione alternativa. Mai come in questo caso è meglio prevenire che curare.

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