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«Erano furie Nessuno mi ha soccorso ora ho paura»

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Ha27 anni. È iraniano, nato nella capitale persiana Teheran. Da un anno e mezzo è in Italia, a Roma e già parla un italiano fluente, senza esitazioni. La voce è pacata, descrive le scene di terrore come se fossero capitate a un altro. Frequenta il secondo anno del corso di laurea specialistica in Psicologia clinica all'Università Lumsa. Ha il corpo sottile, i capelli corti, il volto dai lineamenti affusolati. Sul braccio sinistro porta ancora i segni di quella notte: dieci punti di sutura che nascondono la placca che tiene insieme le ossa, fratturate in modo scomposto dai colpi dei quattro baby rapinatori. Che è successo quella notte? «Sono sceso dal bus sul lungotevere Flaminio, nei pressi del ministero della Marina. Dovevo salire su un altro che mi avrebbe portato a casa sulla Cassia, dove vivo con mia madre. Ho visto un furgone bianco avvicinarsi. Sono usciti fuori due giovani. Mi hanno detto: "Dacci i soldi". Poi mi hanno riempito di calci e pugni. Al volto e sul corpo. Sono scesi anche gli altri due». Ti hanno chiesto il denaro ma non ti hanno dato modo di consegnarlo? «Sì, è stata un'aggressione, pura violenza. Avevo al polso un orologio Omega: lo hanno preso a calci frantumando il quadrante e anche l'osso del braccio, operato al Cto alla Garbatella. Hanno preso lo strumento che uso per misurare la glicemia del sangue. Per me è importante, sono diabetico. L'ho detto ma loro e come se non mi avessero sentito: hanno continuato a colpirmi». Quant'è durata? «Credo una trentina di secondi. Poi se ne sono andati». Sei stato soccorso da qualcuno? «No, ho aspettato l'autobus e sono tornato a casa. Quando mi ha visto, mia madre si è preoccupoata, era sconvolta. Il giorno dopo sono andato in Commissariato per la denuncia». Sei uno studente in Psicologia clinica. Come definiresti i tuoi rapinatori? «Socialmente pericolosi, antisociali. Sono stati violenti per il gusto di esserlo. Non hanno finalizzato la loro furia. Non erano interessati alle cose che potevo dare loro, volevano solo divertirsi facendo del male». Ora hai paura a girare per Roma? «Sì, devo essere sincero. Cammino in strada e mi guardo attorno. Prima non pensavo che potessero aggredirmi, giravo tranquillo. Non posso neppure dire che mi trovavo in una zona dove è sconsigliabile farsi vedere da soli a certe ore della notte. Adesso ho paura. Mi sento insicuro. temo che possa succedere di nuovo». F.D.C.

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