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Il MAXXI rischia il commissariamento

Il museo d'arte Maxxi

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La Fondazione MAXXI ha 10 giorni di tempo per convincere il ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi che il museo di arte contemporanea può camminare sulle proprie gambe, pena il commissariamento. L'ultimatum era stato lanciato da Mario Resca (direttore generale per la valorizzazione del Ministero) dopo la mancata approvazione del bilancio per il triennio 2012-2014, a causa di una perdita preventiva di 11 milioni di euro. Motivo per cui il Cda della Fondazione presieduta da Pio Baldi, avrebbe rimandato di mese in mese la discussione sul bilancio, che doveva essere invece approvato, come da statuto, entro il 31 dicembre 2011. Non solo. Il dirigente del Mibac avrebbe infatti già contestato al MAXXI la perdita di 800mila euro nel bilancio consuntivo del 2011. Buco provocato dall'inadeguata copertura economica che doveva essere garantita dagli sponsor privati. Tanto sarebbe bastato a Resca per lanciare un ultimatum a Pio Baldi, che più o meno suonerebbe così: dovevate trovare i soldi dei privati, non ci siete riusciti, ora pretendete che lo Stato paghi? No, meglio commissariare. Una procedura di routine, seguita di recente anche per il teatro Petruzzelli di Bari. Secondo il Cda della Fondazione, la mancata approvazione del bilancio di previsione sarebbe invece da ricercare unicamente «nell'ulteriore decurtazione di fondi da parte del Mibac, dopo il taglio del 43 per cento avvenuto già nel 2010». Per capire come stanno le cose è necessario fare un salto indietro nel tempo, fino al 1997, quando Walter Veltroni era ministro dei Beni culturali. Il MAXXI , in fondo, è una sua creatura. La gara d'appalto di 50 milioni di euro viene bandita dal ministro Melandri, succeduta a Veltroni. I progetti dell'architetto Zaha Hadid, che sotto il nuovo ministro Urbani vanno avanti a fatica, riprendono con slancio nell'era Rutelli. Verranno ultimati nel 2008, ma il museo sarà inaugurato solo a maggio del 2010 dall'accoppiata ministro Sandro Bondi-sindaco Gianni Alemanno. Un anno prima nasce però la Fondazione MAXXI. Bondi sceglie Pio Baldi come presidente. Già direttore del Darc (Direzione generale per l'Architettura e l'Arte Contemporanee), l'architetto Pio Baldi è considerato l'uomo giusto per affrontare quella sfida culturale. Aveva voluto quel progetto quanto, se non più, dello stesso Veltroni. Oltre alla sfida culturale, quella cioè di portare al MAXXI mostre e opere capaci di riempire le casse del botteghino, deve affrontare quella della gestione del primo grande museo nazionale d'arte contemporanea, che fin dal suo primo vagito può contare su due milioni di euro di finanziamento del Mibac. Ma non bastano. È sempre il Ministero, attraverso la sua spa Arcus, ad assicurare al MAXXI altri 6 milioni, due all'anno per tre anni, attraverso un progetto straordinario che ha l'unico scopo di accompagnare la Fondazione fino alla preparazione di un piano economico basato sulla partecipazione di fondi privati. Oggi il cda può contare su sponsor e partner come Regione Lazio, Bmw, Telecom, Gioco del Lotto, Alcantara, nonchè Ance (associazione nazionale costruttori edili) e ancora Infocamere e Bloomberg. Ma i soldi non bastano, tanto che già nel 2011, quando parte delle sovvenzioni statali diminuiscono, nel bilancio compare il primo buco da 800mila euro. E inizia la via crucis di Pio Baldi in ministero, alla disperata ricerca di nuovi fondi statali. Il primo «niet» arriva a giugno scorso dall'ex ministro Giancarlo Galan, al quale Baldi avrebbe chiesto 4 milioni di euro. Il ministro, in risposta, chiede a Baldi di presentargli il piano economico. E il piano non arriva. Con il governo Monti, Galan viene sostituito a novembre da Ornaghi. E Baldi si fa subito sotto con una lettera in cui minaccia la chiusura del MAXXI. Anche Ornaghi gli chiede un «business plan». Ma il piano redatto dal Cda dimostra che la Fondazione non è in grado di sostenersi solo con soldi privati ed è ancora tutto basato su finanziamenti statali. E Resca lo boccia sonoramente. Ecco perché il 31 dicembre il consiglio d'amministrazione non sarebbe stato in grado di approvare il bilancio di previsione. Il Cda, che ieri ha espresso «sorpresa e preoccupazione per l'avvio delle procedure di commissariamento», presenterà oggi alla stampa, nel corso di una conferenza, i dati sul bilancio. Intanto, in serata, è arrivata la rassicurazione del ministro Ornaghi: «Il MAXXI non chiuderà. Da parte nostra c'è il massimo impegno».

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