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Ricercati per omicidio amanti suicidi a Cerveteri

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Erano indagati per la morte di un clochard al Colosseo

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Ieriè toccato a loro, ad Anna Renata Chujziak e di Marcin Edward Palka, 46 e 29 anni, compagni nella vita e nella morte, trovati nella pineta di Campo di Mare, in zona Cerveteri, dai carabinieri del Nucleo investigativo di Ostia e della Compagnia di Civitavecchia, allertati da un signore che era andato lì per cogliere asparagi in compagnia del suo cane. Lei si è tagliata le vene, lui si è impiccato. I due fuggivano dalle indagini per omicidio che aveva aperto il Commissariato Celio dopo quel rinvenimento che la tesi della caduta non bastava a spiegare. Ma non sono riusciti a scappare dal rimorso. Ieri quel fantasma cupo e opprimente li ha intrappolati e li ha finiti, li ha convinti che potevano alleggerirsi l'anima liberandosi del corpo. È successo intorno alle 4 del pomeriggio, a due passi dalla stazione ferroviaria. Un'area dove il verde è ovunque e gli arbusti sono fitti, e dove loro si erano accampati dopo essere spariti dalla Capitale: una tenda e un fornello da cucina. La prima a togliersi la vita è stata lei, Anna Renata. Ha afferrato il coltello e si è tagliata le vene dei polsi. Le ferite erano profonde. I militari ancora non hanno ricostruito l'esatta versione dei fatti: lei sarebbe stata aiutata dal giovane oppure avrebbe fatto tutto da sola. Dettaglio che spalanca due possibili ipotesi anche per la morte di lui, Edward, impiccatosi con una corda a un albero della pineta: si è ucciso assieme a lei o in un secondo momento, quando ha scoperto il gesto disperato della compagna e a quel punto ha voluto farla finita anche lui. Accompagnato dai militari, il medico legale ha stabilito che il periodo della morte risalirebbe a tre-quattro giorni fa. A parte il rimorso, è probabile che i due polacchi fossero in ansia anche perché gli investigatori del Commissariato Celio erano sulle loro tracce. In zona Colosseo, il senza fissa dimora, la prima vittima, non era una figura sconosciuta. Sopravviveva, si arrangiava. Era noto. Non frequentava il Centro Caritas. Il giorno dell'omicidio era vestito con giacca, camicia e un paio di jeans. Forse anche i suoi connazionali assassini erano volti noti. Per loro era possibile sparire dalla circolazione ma non essere dimenticati. I poliziotti del Commissariato avevano cercato di ricostruire le giornate della vittima, i suoi soliti spostamenti. Una rete di luoghi e contatti nella quale forse erano finiti i due polacchi, individuati tra i possibili sospetti, per cui erano persone da interrogare. Lui e lei si sentivano impigliati e volevano tagliare ogni possibile legame con la terribile vicenda. Non volevano cambiare vita ma la zona dove continuare a farla, sempre insieme, incastrati nella stessa sorte. Avevano scelto la pineta di Campo di Mare, lontana da Roma, doveva avevano provato a dare un volto "normale" alle loro giornate tirando su una tenda e mettendoci dentro un fornello da cucina. La soluzione del delitto l'ha data lo stesso finale che ha segnato la vittima del Celio e i due amanti di Cerveteri. La morte violenta degli ultimi ha spiegato quella del primo cadavere. Recentemente, per l'omicidio di un barbone la Corte d'Appello di Roma ha condannato i responsabili. Si tratta di Daniel Nicolae Pavel e Alexandru Tofaleanu. L'antipatia personale per il rifiuto di condividere il contenuto di una bottiglia di vino fu la causa scatenante del massacro di un barbone trovato morto nel dicembre 2009 in un'autovettura posteggiata vicino la Stazione Termini. Gli imputati sono stati condannati a 12 e 14 anni di reclusione. F.D.C.

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