Pizzardoni e centurioni in guerra sul Colosseo
Chi sono i legionari appollaiati sul Colosseo? Sono forse i discendenti dei fedelissimi dell'ultimo imperatore Romolo Augusto? E i guerrieri con le divise bianche che vanno a prenderli hanno forse qualcosa a che vedere con Odoacre? No, questi ultimi sono soltanto i pizzardoni, a Roma i vigili urbani li chiamano così, che finalmente hanno trovato il coraggio di scontrarsi con quei signori vestiti da antichi romani. Così, per la gioia dei turisti, il Colosseo ieri è stato il teatro dello scontro epico tra le truppe con le mostrine del sindaco Alemanno e i finti reduci delle legioni romane. Solo che stavolta i romani, quelli che amano la città, stanno con i primi, con i vigili che cercano di far rispettare la legge e cacciano i questuanti mascherati. Adesso il comune di Roma sembra voler fare qualcosa per difendere il decoro della città. Ha posto dei limiti agli artisti di strada (mimi, giocolieri, fachiri, madonnari, suonatori, maghi) e ha deciso di allontanare dai luoghi storici come il Colosseo i falsi centurioni. Certo rimangono i camion bar e i venditori di ricordini rigorosamente di provenienza cinese. Ma che ci volete fare? Le gondole in una campana di vetro e con la neve sono oggetti cult. C'erano sul comò dei nostri nonni per ricordare un viaggio, talvolta il solo effettuato. Oggi li fabbricano in Cina, sono di plastica e i turisti li comprano. Ma a tutto c'è un limite. E i centurioni sono oltre il limite. Qualche politico pensava a una scappatoia per loro. Una licenza, un permesso e l'obbligo di fatturare i soldi ricevuti per fare una foto. Sarebbe stata una doppia tristezza: per la legalizzazione di questa buffonata e perchè è ancora più ridicolo pensare a un centurione con partita Iva. Sarò un nostalgico ma conservo l'immagine del soldato romano, anche grazie a Shakespeare, come fiero e coraggioso. Penso a Marco Antonio che legge il testamento di Cesare. Oppure mi torna alla mente la leggenda di Muzio Scevola. O comunque i grandi film americani su Roma e il suo impero. Perché non raccontare ai turisti la storia, la nostra storia pur tra pizzette riscaldate, panini, salsicce e souvenir di pura plastica? Ma questo non possono certamente farlo i reduci del carnevale. E bene hanno fatto ad allontanarli dai luoghi simbolo di Roma. Loro, i questuanti con la spada di legno non ci stanno. Minacciano di mettere a ferro e fuoco la città. Fossero loro i discendenti di Alarico, il gran capo dei Visigoti? No, sono soltanto ridicoli. Così ieri hanno voluto dare una prova di forza. Saliti sul Colosseo, si sono fatti stanare dai vigili urbani. Che fine ingloriosa. Poi altri loro compari hanno aggredito le guardie, c'è stata una rissa con dei fermati. Tutto davanti agli occhi dei turisti, alcuni dicono hanno applaudito i contendenti in maschera, inconsapevoli che tra quei personaggi pittoreschi ci sono anche degli imbroglioni. Inconsapevoli del fatto che l'Italia non può essere solo un paese pittoresco, che anche qui da noi, come negli altri Paesi del mondo civile, ci sono leggi che vanno rispettate. Tanto più se chi non le rispetta arriva perfino alla violenza e alla minaccia. C'è voluta la spinta della Sovrintendenza per cercare di restituire decoro a una delle meraviglie del mondo come il Colosseo. Così ieri questi legionari ben presto hanno dimostrato ciò che sono. Violenti nell'aggredire i vigili. Politici nel cercare consensi tirando in ballo Della Valle, lanciando il sospetto che presto al loro posto ci saranno altri figuranti con le Tod's. Ma alla fine, anche se provengono da ogni parte del mondo hanno riproposto la vecchia patetica storia italiana del tengo famiglia. «Ho tre figli, una moglie invalida, un affitto da pagare, se non guadagno qui come farò?». Ce ne fosse uno single. Perché, diciamo la verità, tutti sono single solo su Facebook per rimorchiare, è una bugia, ma va bene così. Ma quando in ballo ci sono altre cose ecco spuntare la famiglia numerosa, i bambini piccoli, considerati grimaldelli capaci di forzare le regole, di aggirare la legge. Così anche il centurione tiene famiglia. E ha il diritto di lavorare. Certo. Ma qui stiamo parlando di chiedere elemosine, quando non di estorcere denaro con la forza vestiti da pagliacci. Soprattutto Roma deve difendere il proprio decoro, la propria storia e la propria cultura. Se lasciamo la Capitale in mano alle maschere rischiamo di dare la stessa impressione dei raduni leghisti con le caricature di Alberto da Giussano. Lasciamolo fare a quei signori che rinnegano la propria Patria e in cerca di nuove radici si inventano perfino una regione padana. La storia è passata per Roma e ha lasciato monumenti unici. Ora sta a noi difenderli dal degrado e tutelarli. Anche a costo di assistere all'epica tenzone tra pizzardoni e legionari. Dimentico Silla e Mario e sto con i primi.