Trentamila posti di lavoro in meno rispetto al 2010.
Asciorinare i dati è l'assessore provinciale al Lavoro Massimiliano Smeriglio, che sul dibattito sul mercato del lavoro replica all'assessore regionale Mariella Zezza. È vero che solo una persona su cento trova lavoro attraverso i Centri per l'impiego? «Il dato corretto è il 3%, ma conta relativamente. Intorno a noi non c'è un mondo dorato. I dati sono in linea con la media nazionale. Anzi, per certi versi anche superiori. Grazie all'integrazione pubblico-privato viene soddisfatto l'8-9% della domanda di transazioni lavorative. Non bisogna avere un approccio ideologico, abbiamo un ottimo lavoro con le agenzie di somministrazione. Di questo 8-9%, il 25% è rappresentato da contratti a tempo indeterminato, il resto è costituito da Cocopro o contratti a termine». In termini assoluti di quante persone parliamo? «Gli iscritti ai Centri per l'impiego sono 700-800mila. Le persone che hanno trovato occupazione sono 500mila, 30mila in meno rispetto al 2010. Di questi 500mila il 3% sono nuovi contratti, gli altri sono rapporti vecchi o prorogati». Cosa ne pensa della legge regionale sull'apprendistato? «Recepisce il decreto legislativo Sacconi, che ha peggiorato il quadro precedente. Prima il contratto di apprendistato prevedeva 120 ore l'anno di formazione, era un vero rapporto misto. Oggi solo 40. Inoltre la condizione che prevede 3 assunzioni ogni 10 apprenditi mi convince poco». Cosa doveva fare secondo lei la Regione? «Non poteva fare altrimenti. È l'apprendistato a non convincermi. Oggi rappresenta solo il 2% dei contratti. Andava potenziata la parte formativa e senza l'abolizione degli altri 46 tipi di contratti servirà a poco». La Provincia è in possesso dei dati sui Centri? «Certo. È tutto disponibile sul sito istituzionale. E sono i dati che ho appena ricordato. Scendendo nel particolare, il 17% dei lavoratori è occupato nei servizi interinali, il 15% nella formazione, nella comunicazione e nel cinema, il 10% nel commercio, il 10% nella ristorazione e nel turismo, l'8% nelle costruzioni e solo il 4% nella ricerca scientifica». È innegabile che la domanda fatichi a incontrarsi con l'offerta. «Il problema è questo. Per legge non possiamo fare selezione, ma preselezione. Con Porta Futuro abbiamo introdotto un modo nuovo di coiniugare domanda e offerta, portandovi grandi multinazionali. Ma mancano gli strumenti. Dovrebbe metterli la Regione che ha risorse, ma si chiude in una politica passiva senza disegnare il futuro. Venti giorni fa l'abbiamo diffidata per avere i fondi sulla formazione: ci devono 27 milioni che poi noi diamo a salesiani, Opus Dei, Comuni. A giugno i salesiani interromperanno la formazione. Sono molto preoccupato. Non possiamo aspettare che le aziende ci indichino le loro esigenze. Chi fa formazione deve indicare la via. Noi lo abbiamo fatto investendo su rinnovabili e cinema, aprendo la Scuola del sociale, la Scuola del cinema e, prossimamente, la Scuola delle energie in collaborazione con l'Enea».