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Acea, Imu e holding Adesso si affilano le armi

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Giovedì incontro delle opposizioni per fare fronte unito

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Illavoro, dietro le quinte, è però in fase avanzata. Non solo in commissione, dove il presidente Federico Guidi sta coordinando il lavoro dei consiglieri per arrivare a una sintesi più condivisa possibile, ma anche fuori. È il caso delle opposizioni. Pd, Udc e Lista civica si incontreranno giovedì per confrontarsi sulla grave situazione economica di Roma Capitale e sulle «scelte sbagliate che stanno per compiersi», ha riferito il capogruppo Pd, Umberto Marroni. Tra queste la prima in agenda è la vendita del 21% delle quote Acea. Un atto forte che porta il Comune a cedere la quota di maggioranza del 51% pur rimanendo, con il 30% delle azioni, il socio maggioritario. Un'operazione, prevista dal decreto Ronghi, che porterebbe nelle casse capitoline circa 200 milioni di euro. La contestazione è di metodo e di merito. A dire «no» con forza alla vendita delle quote Acea anche i piccoli azionisti della società. Il presidente di quest'ultima, Franco Di Grazia ha lanciato un appello alle «forze sane» dell'azienda affinché nell'Assemblea degli azionisti indetta per il 4 e il 7 maggio si respingano le «malsane intenzioni di gettarsi in dannose avventure». A destare "sospetti" la messa in vendita di azioni che proprio negli ultimi giorni hanno fatto registrare un ulteriore calo attestandosi a 4,6 euro, con una perdita complessiva del 45%. «La vendita del 21% di Acea da parte del Comune di Roma, agli attuali prezzi - incalzano i piccoli azionisti - sarebbe una follia. Bisogna impedire agli speculatori di impadronirsi della società sborsando pochi spiccioli». Il dibattito, non solo politico, sarà durissimo e proprio su Acea non è escluso il ricorso al referendum cittadino. Ma se la scelta di vendere le azioni della società leader del Campidoglio sarà sofferta e combattuta, non saranno da meno le altre questioni strategiche di quello che è di fatto l'ultimo bilancio della giunta Alemanno: Imu e Holding. Ovvero tasse e nuovo assetto delle società capitoline. L'innalzamento delle aliquote sull'imposta di prima e seconda casa è infatti un argomento che mette in imbarazzo sindaco e Pdl. La reintroduzione della vecchia Ici sulla prima casa è del governo Monti ma dovendo pagare al Comune, che è semplice esattore, la faccia sulle nuove tasse è inevitabilmente quella del sindaco. Quoziente familiare e blocco dell'aumento dei servizi essenziali fanno comunque da contraltare a una manovra che insidia tasche e voti. Delicatissimo anche il campo minato delle società. Il riassetto prevede la costituzione di una «cabina di regia», la holding appunto, per la gestione coordinata delle 12 maggiori aziende capitoline, da Atac ad Ama, da Eur spa a Risorse per Roma. Una bella «fetta» che vedrebbe l'ampliamento delle poltrone nei Consigli di amministrazione. Un modo antico per ricomporre equilibri politici in vista delle elezioni del 2013. In questo caso però, l'imbarazzo è del Pd, diviso tra poltrone e principi. Una parte del partito si è infatti opposta, l'altra tace.

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