Un giovane su tre resta disoccupato perché ha sbagliato la formazione
Nel Lazio 60mila posti disponibili e non assegnati: si ricorre a stranieri
Cresconoin compenso i lavoratori stranieri: sono oltre mezzo milione e, attraverso i money transfert, ogni anno inviano nei Paesi di provenienza 2,130 miliardi di euro (+14% rispetto al 2010). Un record che rende il Lazio capolista davanti alla Lombardia. A fornire i dati sull'occupazione è l'assessore regionale a Lavoro e Welfare Mariella Zezza. Cosa ne pensa dei dati di Ichino? «Ichino conosce molto bene la realtà del Lazio. È vero, ci sono 60mila disponibilità di lavoro presenti nel tessuto produttivo e commerciale che sono pressoché sconosiute. Nessuno ignora che ci siano posti di lavoro non ricoperti. In estate e a Natale sono 20mila quelli che non vengono coperti, negli altri due trimestri circa 15mila. Spesso per trovare le professionalità necessarie si è costretti a ricorrere a lavoratori fuori regione o stranieri». Com'è possibile? «La domanda non riesce a incontrarsi con l'offerta. Spesso accade perché i giovani non scelgono correttamente percorsi didattici e professionali. Spesso optano per strade senza sbocchi. Non è un caso che stiano aumentando le iscrizioni agli istituti e alle università tecniche». La Regione quali risposte sta dando «La prima è l'orientamento precoce. I ragazzi già a 13 anni, alle scuole medie inferiori, devono scegliere quale scuola scegliere in base agli orientamenti e al mercato del lavoro. Come avviene in Germania, dove lo studente viene valutato dai docenti in base alle proprie competenze, alla voglia di studiare e viene indirizzato nella scelta anche in base alle caratteristiche del mercato. Inoltre, la Regione Lazio è stata la prima a varare la legge sull'apprendistato che riguarda la fascia di età tra i 15 e i 29 anni. Dal 26 aprile, quando entrerà in vigore il Testo unico, noi saremo la prima Regione a dare una risposta concreta, venendo incontro anche ai datori di lavoro. La vecchia legge era molto restrittiva». Il senatore del Pd D'Ubaldo ha criticato la gestione dei Centri per l'impiego. «Credo che abbia ragione. Su cento persone solo una trova lavoro stando ai dati dell'assessore provinciale Smeriglio. È chiaro che i Centri per l'impiego vadano adeguati ai tempi. Investire sulla formazione diventa fondamentale». Qual è il ruolo delle agenzie private? «È uno strumento nel quale crediamo moltissimo. Il nuovo testo sull'apprendistato spinge sulla competizione tra centri per l'impiego pubblici e privati. Sarà il mercato poi a decidere». Perché la Regione non fornisce i dati sulle prospettive occupazionali? «Ma noi quei dati li abbiamo e orientano le nostre scelte legislative. L'assessorato è anche in grado di fornirli. Le tre categorie più interessate dalla questione sono giovani, donne e stranieri. Spesso risolvono il problema occupazionale mettendosi in proprio e creando microaziende che poi generano altro lavoro. È un fenomeno che va incentivato ma il problema c'è: il 30% degli under 35 è disoccupato e le donne impiegate sono il venti per cento in meno rispetto agli uomini. Tra gli ostacoli ci sono anche le difficoltà a coniugare vita e lavoro. Ma un dato lusinghiero c'è e cioè che l'occupazione femminile è comunque in aumento».