A guardarlo così, barba incolta, orecchino giallorosso e spada da gladiatore, non lo riconoscerebbero neppure i colleghi del Ministero, dove lavora da anni.
Stefano,romano di 47 anni, di mattina timbra il cartellino al Ministero dei Beni Culturali, al pomeriggio te lo ritrovi a chiedere spicci per la foto-ricordo in piazza di Spagna, che «è mia da 20 anni». Nei fatti è come passare dall'altra parte della barricata: in questi giorni proprio dagli uffici nei quali presta servizio, la Soprintendenza, è partita la diffida indirizzata ai gladiatori che punteggiavano l'ombra del Colosseo. Metà statale, metà abusivo. Glielo fai notare, ma lui ha la risposta pronta: «Ma io lavoro a Piazza di Spagna!». Una doppia faccia che giustifica con la crisi, ma che in realtà è ben più datata, avendo Stefano iniziato a improvvisarsi centurione poco più che ventenne, quando «ancora non ci trattavano così male, anzi venivamo visti con più rispetto perché ci riconoscevano un qualcosa di folkloristico». Dice di travestirsi per arrotondare coi turisti. La domenica, però, «marina» la piazza e sceglie lo stadio, dove arriva in motorino, in divisa da centurione, e si piazza in tribuna Monte Mario: «Va bene guadagnare, ma la magica nun se tocca». Stefano lo conoscono tutti. I negozianti, gli ambulanti, anche gli agenti, essendo l'unico gladiatore che domina i gradini spagnoli. «Lo faccio – dice – per guadagnare qualcosina in più, col solo lavoro da impiegato non ce la farei». Tiene famiglia: «Ho un figlio disoccupato di 27 anni e con lo stipendio del Ministero non potrei arrivare a fine mese, così nel tempo libero, quando non sono di turno, vengo qui e mi faccio fare le foto, ma mai chiedendo soldi, dico sempre al vostro buon cuore'». Così tira su circa 60 euro al giorno «per le spese quotidiane e stare un po' più tranquillo». A piazza di Spagna non ha rivali, siano essi colleghi centurioni o poliziotti: «Mi dispiace per quelli che sono stati cacciati dal Colosseo, sono stato lì stamattina (ieri, nrd) e credo che loro davvero vadano aiutati, non hanno un lavoro come me e se li mandano via restano senza nulla». Una giornata «normale» di Stefano risulterebbe anomala per molti. Smessi i panni dell'impiegato, vola in scooter a piazza di Spagna, elmetto in testa: «Forse anche per questo mi conoscono tutti, faccio simpatia». Non aggancia i «clienti», aspetta che siano loro ad avvicinarlo quando, nei pressi della Barcaccia, si accorgono di lui. In questi giorni è in ferie, quindi il problema del «doppio turno» non si pone. Ieri pomeriggio in pochi minuti ha scattato tre foto, più o meno cinque euro: «Sempre a vostro buon cuore, lo scriva, altrimenti sembriamo degli arrivisti». Piazza di Spagna-Ministero, piazza di Spagna-Ministero, finché non arriva la domenica. Non c'è costo del biglietto che tenga, la crisi nera impallidisce al confronto giallorosso della «magica»: «So che durante il weekend ci sono sempre più turisti e che magari si guadagna di più, ma la domenica non posso stare qua mentre giocano, è una passione che non si tradisce». E tutti questi controlli sulla «categoria»? «Sbagliati, si deve capire che il turista ci vede di buon occhio, non facciamo del male a nessuno anzi spesso li aiutiamo. L'importante è non pretendere soldi come fanno certi stranieri, cosa che io non ho mai fatto e non farò mai, ma se ci tolgono anche questo davvero sarà difficile inventarci qualcos'altro per arrivare a fine mese». Lui, in ogni caso, pur solidarizzando coi colleghi sfrattati per ora si sente al sicuro: «Su piazza di Spagna ci sono solo io, non sarò mica un problema di decoro», ride all'obiezione che anche questa piazza potrebbe trasformarsi in un suk, com'è al Colosseo. E chiosa: «Lasciatece sta', s'è mai vista Roma senza centurioni?». Eri. Del.